Non mi troverete mai

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Sono sempre stato un curioso, un bastiancontrario e un rompicoglioni. Quando verso gli otto anni gli altri bambini iniziavano a dubitare dell'esistenza di Babbo Natale, io ero talmente più avanti da essere scettico sul fatto che potessero esistere "i genitori". Fossi nato nel '500 probabilmente sarei stato un esploratore, o un navigatore, o anche solo un mozzo o un vagabondo. Fossi nato in un futuro tipo Star Wars sarei stato una specie di Han Solo o, alle brutte, un Wookie poco peloso. Sfortunatamente sono cresciuto in un'Italia dilaniata da Vespa, dalla De Filippi, da Pippo Inzaghi. Ma sto cercando di uscirne. Ogniqualvolta l'avventura tornerà a fare visita alla mia vita, questo blog avrà qualcosa da dire. Forse.

domenica 28 settembre 2008

Colazione da Wilbur

Eh sì, ci risiamo.
Forse era destino che il solenne "Libera tutti" non restasse a lungo l'ultimo post su questo blog, anche se di fatto ha comunque chiuso la mia indimenticabile epopea russa.
Questo che vi scrivo adesso è invece un nuovo, piccolo capitolo "autoconclusivo"... non una saga ma un "numero singolo", per dirla fumettisticamente.
Tutto comincia mercoledì 17. Tornato sa Mosca sì e no da una settimana, chiamo Ferrara per vedere di riprendere a lavorare nella consulting dove stavo già prima di partire per Voronezh il maggio scorso. Inizialmente, mi danno appuntamento per lunedì.
Ma poi, il capo mi richiama lui il giorno seguente con un contrordine, perchè "gli dovrei fare un favore", se posso. Così, aveva detto.
Lì per lì penso ad una colossale burla, nonappena mi spiega in che consiste il... favore:
"Te la sentiresti di andare a Saint Kitts & Nevis, Caraibi, a consegnare dei documenti di gara per noi?
Dovresti partire lunedì 22, e tornare sabato 27."
Appurato che di scherzo non si trattava, e che nessun altro degli altri miei colleghi poteva andare fin laggiù per quel periodo, sfodero un garibaldino obbedisco.

La mia lunga stagione da nomade, prima del ritorno ad un lavoro normale, regala dunque un ultimo, imponente colpo di coda portandomi nelle Indie Occidentali, spesato e... spaesato: certe botte di culo, va detto, mi spaventano. Se la buona sorte fosse un gioco a somma zero, non vorrei tirare troppo la corda per poi trovarmi a secco nel momento del bisogno.
Domande, risposte, riflessioni fini a se stesse.
Partito, e stop al televoto.
Lunedì pomeriggio stesso faccio un lungo scalo a Sint Maarten, Antille Olandesi, con un giretto per l'isola anche a Marigot, capitale della metà francese dell'isola di Saint Martin (un tempo parte della Guadalupa).
Da lì prendo un aereo a pedali e, incurante del fatto che è periodo di uragani nei Caraibi (forse è per quello che nessun collega "poteva" fare questa missione? hmmm...), atterro la sera a Saint Christopher, per gli amici (e per gli atlanti) nota come Saint Kitts.
A Basseterre fa un caldo bastardo, ma stoicamente non levo la giacca e la cravatta "perchè-è-pur-sempre-un-viaggio-di-lavoro".
Il Bird Rock è un residence con i contromaroni, niente da dire... stanza grande, letto a diciotto piazze e balcone dritto sul mare: pure troppo, diciamolo, per uno abituato fino a ieri l'altro a tende, falò e sistemazioni che definire spartane sarebbe offensivo nei confronti di Sparta.

Il mattino dopo, al momento della consegna dei documenti, riduco a una semplice camicia il mio equipaggiamento.
Con l'aiuto di Smokey, caratteristico tassista caraibico, trovo il Ministero dello Sviluppo Sostenibile e l'ufficio del NAO, che tra l'altro ha appena cambiato indirizzo... questo ed un paio di altri piccoli imprevisti non pregiudicano comunque la consegna: portati i documenti, carpite alcune informazioni utili grazie a un sorriso di denti quarantasei, il pomeriggio posso ufficialmente dichiararmi "turista".
Di lì a sabato, cinque giorni di spaparanzo, perchè "prima di sabato non c'erano voli convenienti" (CapoCit.).. che sfiga, eh?
L'unica cosa da fare resta perciò dare un'occhiata in giro. Prendo il battello, faccio una capatina a Nevis (l'altra isoletta che compone il paese) e nel resto del tempo vado per spiagge e località amene, che tanto fino a venerdì il sole non ha mai mollato.
Tre cose tre:

1) Questo stato è veramente piccolo: l'isola più "grande" (Saint Kitts/o Christopher) sarà lunga una trentina di chilometri, e la popolazione totale è meno di 40.000 abitanti.
Non sorprende, dunque, che la gente si saluti continuamente per strada.

2) I vecchietti caraibici seduti ai lati della strada hanno tutti delle imponenti barbe bianche: non vi dico l'impatto cromatico sulla pelle nerissima! Se fossi nero, da vecchio vorrei una barba così.

3) Il ritmo della vita quaggiù è veramente compassato. Per un frenetico come me potrebbe essere addirittura terapeutico stare qui, anche se non so se funzionerebbe. Mezz'ora per un panino? Mah... Non so se resisterei a lungo.

Venerdì mattina raggiungo l'incantevole spiaggetta di Cockleshell Bay, e mi ritrovo praticamente da solo. L'unico bar, secondo me, non aprirà prima delle 11, conoscendo l'andazzo locale.
In spiaggia ci siamo io, un cane, alcune scimmie, delle manguste, le fregate, i pellicani (praticamente uno zoo) e, unica anima viva al bar, tale Wilbur che sonnecchia all'ombra.
Wilbur, il grande maiale.
Senza offesa... è che non saprei in che altro modo definirlo. Metto una sua foto, per aiutare i lettori.
Intavolo una conversazione, che però non decolla.

-Io: "Lei è del bar, vero?"
Silenzio tombale.
-Io: "Sa per caso se e verso che ora aprono?"
-Wilbur, in dormiveglia: "Grunt, gronk"
-Incalzo: "...Magari verso le 11?"
-Wilbur, ancora in fase REM: "Snort, gronk, gronk"
-Porto la conversazione su livelli più sostenuti: Si dice che questo afflusso di capitali stranieri potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio per lo sviluppo del paese..."
-Wilbur: "Grunf..."
-"Si va bè... ce la siamo vista, eh?" - Dinnanzi a tanta loquacità mi vado a fare un altro tuffo, e aspetto che qualcuno apra il bar.
Qualcuno che non sia il maiale Wilbur...

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