Non mi troverete mai

* Blog in fase di aggiornamento... scusate il disordine (e la presenza di alcuni post...ancora vuoti!)

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Sono sempre stato un curioso, un bastiancontrario e un rompicoglioni. Quando verso gli otto anni gli altri bambini iniziavano a dubitare dell'esistenza di Babbo Natale, io ero talmente più avanti da essere scettico sul fatto che potessero esistere "i genitori". Fossi nato nel '500 probabilmente sarei stato un esploratore, o un navigatore, o anche solo un mozzo o un vagabondo. Fossi nato in un futuro tipo Star Wars sarei stato una specie di Han Solo o, alle brutte, un Wookie poco peloso. Sfortunatamente sono cresciuto in un'Italia dilaniata da Vespa, dalla De Filippi, da Pippo Inzaghi. Ma sto cercando di uscirne. Ogniqualvolta l'avventura tornerà a fare visita alla mia vita, questo blog avrà qualcosa da dire. Forse.

mercoledì 30 luglio 2008

Le aquile e il sangue

Kyzyl (Respublika Tuva), Siberia meridionale al confine con la Mongolia.
Ci eravamo lasciati proprio qui, il 14 luglio, con un lungo viaggio ad attendermi.
Ed eccomi qui, nel baricentro esatto del continente asiatico, dove le aquile korshun volano basse sopra le nostre teste, come ad attendere qualcosa che sono certe succederà.
Magari a voi non vi dice nulla, ma un appassionato di animali tende a notare stormi di grossi rapaci in centro città.

"Non lo so" - dico a Marine, ventinovenne volontaria francese - "Ho delle brutte sensazioni, qualcosa non va, qui."
"Uì, muà ossì" - mi replica lei.
L'aria è strana, cattiva. Sa di merda e sangue.
È già sera, sul lungofiume, e lo Yenisey scorre indifferente: passa, vede, e prosegue omertoso giusto vicino alla casa degli sciamani dove siamo alloggiati per stanotte in attesa di raggiungere Chadan domani.
In questa casa, in questo posto, c'è qualcosa di storto, molto storto.
Storto come la sciamana zoppa con cui ho appena parlato.
Parla ad alta voce, un po' sgarbata, e in generale
questo posto mi mette i brividi.
Le ragazze dormiranno nella Yurta di fronte alla casa, mentre noi abbiamo preparato le tende nel cortile interno.
Non mi sento al sicuro. Non stavolta.
Non nell'epicentro della microcriminalità di strada dell'intera Federazione Russa, statistiche alla mano.
Nel 1998 hanno calcolato che se una città grande come Mosca avesse lo stesso trend ci sarebbero 100.000 vittime di morte violenta per settimana!

Tramonto inoltrato.
Già facendo un giro diurno per le strade con Jordi (economista catalano e vecchio volpone dei paesi dell'ex URSS) ci siamo resi conto che tra questi tuvini ci sono un sacco di persone da evitare, centinaia di occhi da non incrociare.
Nei quartieri meno attraenti dell'Argentina o del Paraguay se non altro la mia faccia latina mi mimetizzava, ma qui la gente al novanta per cento ha tratti somatici mongolici, ed io puzzo di straniero lontano un miglio.

Non vedo l'ora di ripartire per Chadan (sede del festival), anche se pure là mi sa che tira la stessa aria, e poi comunque, una volta finito l'Ustuu-Huree, dovremo tornare qui a Kyzyl per aiutare nel Khoomei, simposio internazionale del throat singing.

Insieme a me e Lena viaggia un nuovo, ottimo team di volontari: Jordi, Marine (per l'appunto), e poi Kosta (torello di Belgrado, mio coetaneo che diventa subito uno dei miei preferiti), l'ascetico Jens (ventenne mooolto strano di Copenhagen), l'ironica Cécile (23, di Bruxelles), Olga (42, di Vienna), e le provocanti polacche Kasia e Natalia, 20 anni ed un ingarrimento non trascurabile.
Inoltre, nella casa degli sciamani sostano con noi anche Vlad (sui quaranta) e Yulia, trentacinque anni ben portati (Ahr! Ahr! - GambaDiBitoCit.), entrambi diretti al festival da Krasnoyarsk.
E poi c'è Manuel, lo svizzero del festival precedente, che è sceso con noi per un paio di giorni a Kyzyl prima di tornarsene a casa.

Manuel, a proposito, non c'è. Dov'è? Non era tornato cogli altri? Mi dicono di sì, ma adesso dov'è andato? Come detto, poco prima anche Marine aveva confermato le mie sinistre sensazioni...
Tempo venti minuti e Jordi arriva trafelato: una coppia di passanti al fiume gli ha appena detto che uno straniero è stato accoltellato e adesso è all'ospedale, senza specificare in che condizioni.

Lo sapevo, cazzo. Se n'è andato a farsi un giro con un energumeno del posto, un rifiuto che dicono provenire da Samarcanda, e che ne ha approfittato per attaccarlo e portargli via quattro soldi.
Ma Manuel è così: si fiderebbe anche del Diavolo... abituato alla sua sicura Svizzera-cuore d'Europa, si è trovato nel cuore dell'Asia e si è andato a cercare il pericolo.
Lena, che è russa, e Jordi, che sa perfettamente la lingua, cercano di raggiungere l'ospedale, e a me tocca radunare tutti i ragazzi e tenerli quieti, in attesa di notizie. Una parola. Sono teso come un violino, e l'aria sa ancora di sangue.

Nella casa, la sciamana più autorevole mi farfuglia poco comprensibilmente la "sua" versione dell'accaduto. Nie panimaiu, ovviamente: "Non capisco", ma ci provo.
Anche perchè Lena è andata all'ospedale e ha il cellulare scarico, e quindi le previsioni della tizia sono le uniche "news" che abbiamo su Manuel.
Guardo la nostra tenda nel cortile e mi chiedo: "dovremmo dormire qui, adesso?". All'aperto, a pochi metri e uno steccato dalle fameliche strade di questa città?
Ragazzi, non so voi ma io ho altri programmi, per stasera, tipo... che so... sopravvivere, diciamo.


Anche Vlad è d'accordo e, dopo una trattativa estenuante con l'aiuto della dolce Yulia, ottengo di dormire tutti dentro, sulla moquette, che in questo momento ci sembra più accogliente di uno chalet di montagna.
Mi dicono che nessun ladruncolo a Kyzyl si sognerebbe mai di violare il recinto della casa degli sciamani... ma dopo che un mio collega-amico (seppure per imprudenza) è appena finito all'ospedale, se permettete non mi
accontento di un deterrente spirituale.
Voglio mattoni. Ed un tetto, grazie.
Cinque coltellate pronti via, così a mo' di "benvenuti a Kyzyl".
Non male. È per questo che ho dovuto lasciare Shushenskoe? Per questo ho dovuto lasciare Kristina? Sembrerebbe di sì.


A proposito, la voglia di sentirla è enorme, in questo momento ne ho gran bisogno. Ma il mio telefono fa lo stronzo, non so perchè.

Sta di fatto che, chissà come, mi chiama lei proprio subito dopo il mio
tentativo. L'ho pensata tanto forte che forse mi ha sentito. Ovviamente si piglia un colpo quando le spiego che è successo. Ha paura per me, lei che tante volte me l'aveva detto di stare attento qui a Tuva.

Sentire la sua voce rimette a posto molte cose, così mi riprendo un po'.


Ma le notizie tardano, e la sciamana continua a dire che "Manuel sta bene, e ha solo avuto una grande lezione di vita"... Mi trattengo dal mandarla a cagare solo perchè siamo suoi ospiti, e questa notte il suo tetto vale oro. Yulia ci aiuta a capire quel che dice la sciura, mi prepara un tè e sembra serena, come se in fondo credesse nelle previsioni della tizia. Brava ragazza, davvero. Mi colpisce, anche se ho in testa solo Manuel (e il cuore, come sapete, è... momentaneamente scollegato).
A notte fonda, Lena e Jordi tornano
, e con loro anche arriva anche il grande sollievo: Manuel sta bene, anche se non capisco come sia possibile: pugnalato a schiena e gambe; nessuna conseguenza grave.

Sarai anche il più ingenuo del mondo, caro il mio redattore elvetico, ma ci hai più buco del culo che sentimenti. E li mortacci, se proprio volevi dormire in un candido lettino tutto tuo bastava chiederlo! Che esagerazione farsi ricoverare!
Troviamo così la forza di sdrammatizzare, che sinceramente ci voleva...

In ospedale il giorno dopo lo trovo bene, anche se comprensibilmente emozionato. Stammi bene, Vecchio Mio... dopo Chadan tornerò a trovarti qui a Kyzyl. Parola.

Chadan, Respublika Tuva, pomeriggio del 15 luglio. Eccoci al campo del festival. Il tutto avrà luogo in un boschetto e in uno stadio che stanno a cavallo di un gelido fiumiciattolo, forse il più freddo tra tutti quelli in cui ho dovuto pocciare le chiappe sinora (che non sono pochi). Di nuovo in tenda.

Vlad è arrivato anche lui.
E pure Yulia, che con altri amici suoi scopro essere la nostra nuova vicina. Ammetto di non essere dispiaciuto dalla cosa (sempre più Ahr!
Ahr!)...

Il posto è carino, anche se il festival è molto meno carico dei precedenti, perchè i tuvini quando bevono perdono (geneticamente) il controllo, e per questo l'alcool è bandito (più o meno).
Il che ovviamente va a scapito del divertimento. Ma va bè, in nome della sicurezza questo ed altro... Non dimentichiamoci dove siamo, e quello che ci è appena capitato a Kyzyl.

Per di più, a fomentare l'inquietanza, nel bosco sopra le nostre tende vive una quantità pressochè industriale di korshun che volteggiano costantemente su di noi, e ogni tanto scendono pure in picchiata. Fighissimi da vedere, ma d'ora in poi mi ricorderanno sempre l'atmosfera sinistra della nostra prima, traumatica notte a Tuva.

Ma, ad onor del vero, devo riconoscere che di qui fino ad oggi 30 luglio, vigilia del mio ritorno ad ovest, la sensazione di pericolo si è parecchio affievolita, e ho avuto invece modo di apprezzare l'ospitalità tuvina, ed alcune interessantissime sfaccettature filosofiche di questa popolazione, che vive il tempo faccia al passato e spalle al domani, e lo spazio tracciando sulle carte il sud in alto ed il nord in basso. Bastiancontrarismo? Non credo. Semplicemente retaggi di una cultura nomade di popoli dei cavalli; una cultura che, a partire dalla lingua similturca, di russo ha ben poco, a parte la straordinaria ospitalità e fierezza.

La musica dell'Ustuu-Huree (a Chadan) e del Khoomei (successivo simposio del throat singing a Kyzyl) le apprezzo solo parzialmente, devo ammettere, con alcune eccezioni davvero gradevoli. In generale, l'andazzo del throat singing fa molto "Mio cuggino è preoccupante - e parla coi rutti". (ElioCit.)
Anche la mole di lavoro batte un po' la fiacca... mi gaso però quando, seduti al caffè per pranzo, vediamo le facce mie e di Lena sul maxi-televisore a muro: stavano mandando in onda una nostra intervista al festival! Raffiche di celebrità.

Altro momento di ingassamento, quando, il ventisei luglio, giorno del mio compleanno (e fin qui c'è poco da gasarsi), Lena e gli altri mi regalano una maglietta con la scritta in russo "Parlate piano, sono italiano", riprendendo un'idea già da me vagheggiata giorni prima... ed aggiungendoci tanto di numero di telefono sul retro...

Al già ottimo gruppo si aggiungono due importanti conoscenze: il fortissimo Marco di Valdagno (Vicenza), conosciuto al festival, e la carinissima Sasha, pure lei di Krasnoyarsk (bastaaaa... ma che è? un vizio?), conosciuta sulla vetta del monte Dogee, sopra Kyzyl.

Oggi, 30 luglio, sto ospite a casa della gentilissima Aylana, del comitato organizzativo, in attesa di prendere domani la via per Abakan, e da li' di nuovo la legnata dei quattro giorni di treno, attraverso la Siberia ed il Kazakhstan, verso Voronezh e poi l'Ucraina, sede del mio prossimo workcamp.

Il problema, come sapete, non è la lunghezza del viaggio.
È l'idea di lasciare la mia Siberia, terra di emozioni e colori forti.
Siberia un po' Russia ed un po' Asia a seconda; Siberia dove la gente si ricorda di me e dove
quando incrocio i miei occhi
con qualcuno, nessuno sfugge lo sguardo.
Siberia dove ho pianto di gioia e riso di rabbia (ma anche viceversa).

Siberia dove, per fortuna e purtroppo, ho lasciato dei conti aperti, e dove già adesso sogno di tornare.

10 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Eliminiamo quello "0" tra i commenti.
In tanti abbiamo letto (credo).
Ma non è facile commentare.
Io inizio con un:

"ci sono, Franz"

7 agosto 2008 alle ore 13:13  
Anonymous Anonimo ha detto...

Несмотря на события в Кызыле. Я надеюсь, что Россия, особенно Сибирь, запомнятся тебе яркими красками и приятными впечатлениями.
Преступность в России достаточно высокая, поэтому нужно всегда беспокоиться о своей безопасности.
Но помимо преступников, в Сибири очень много добрых и откытых людей.

Знай, что тебя здесь ждут.

Zhenja =)

8 agosto 2008 alle ore 05:22  
Blogger bito ha detto...

volevo tradurre il commento di sopra, conoscendo ormai a menadito il russo, ma mi sono fermato alla terza riga, mao mao. mi spiace per le disavventure, franci, ma credo sia già acqua passata. e poi aspetto delucidazioni sulla quantità (consistente) di punti-pampagnaga che stai accumulando nella federazione ubriaca di russoski.
p.s. io e ste stiamo già progettando un mega party per quando torni, oppure un mega torny se poi ri-party.

8 agosto 2008 alle ore 19:17  
Anonymous Anonimo ha detto...

Excuse me. but I can't translate your comment..
Can you repeat your it in English?

9 agosto 2008 alle ore 05:11  
Blogger Francesco ha detto...

Дорогая Женя, я рад что ты прочитала мой блог и оставила свои комментарии. Я действительно люблю Сибирь и сибирских людей. И живущих в Туве особенно :). Поэтому я уже написал это в блоге. Спасибо ещё раз и когда хочешь, напиши мне (мой друг Никита из Днепропетровска помогал мне писать по русски.) Спасибо. Пока. Франческо.

10 agosto 2008 alle ore 10:00  
Blogger Francesco ha detto...

Ciao cari.
Mi fa piacere vedere che i miei Fratelli ci sono quando la situazione si fa pelosa.
Ste, grazie di "esserci".
Come "ci sei" tu sanno esserci in pochi, e lo sai..
Ma alla fine credo abbia ragione Bito: ormai e' passata; stiamo tutti bene e questo episodio diventera' una bella storia di vita(ccia) vissuta che raccontero' orgoglione ai miei nipoti.
Grazie anche per il magistrale giochetto party-torny.
A leggerlo si e' gasata pure mia mamma.

A prestissimo, ahime'.
F.

10 agosto 2008 alle ore 10:05  
Blogger Unknown ha detto...

CIAO! Ti avevo mandato gli auguri..ma non so se quel cell riceve..
Elli

18 agosto 2008 alle ore 09:54  
Blogger Francesco ha detto...

Ciao Elly... grazie per gli auguri.
Il cell. Italiano non lo accendo da giugno..uso un numero russo ed uno ucraino..
ma ero certo che ti saresti ricordata!
Un abbraccio. F.

20 agosto 2008 alle ore 13:09  
Anonymous Anonimo ha detto...

....ho letto...mi dispiace... però non è quello che più importante per te adesso, non è quello di che tu stai sempre pensando))
Le foto sono stupende! Mi manca la russia, le macchine, la gente. Adesso sto seguendo con attenzione questa storia in Georgia... mi dispiace tantissimo, tu sai qualcosa?
per il tuo amore..))) ricordi che ti ho detto prima della tua partenza?))) mi hai risposto che sei duro e nessun donna ti puo conquistare)))) dai, tutto bene, niente di grave)) ci sono i voli Ufa-Milano))
quando torni? mi porti una scatola di kopchenaja skumbria?)))) salutami tutti a Voronezh))
Tatiana
P.S. Quando torni facciamo la festa russa, ah?))cucinero la zuppa, le patate con skumbria che tu porti))))

29 agosto 2008 alle ore 12:46  
Blogger Francesco ha detto...

Tanjuchka!
Vuoi della Kopchenaja skumbria??
E chi se lo dimentica un nome cosi'?
Vedro' di trovarla a Voronezh (presto saro' la'!)..
Grazie del commento e di leggere il blog.. ho voglia di abbracciarvi (ma non troppa di tornare!)..
Come faremo?
:)
Un bacio.
F.

31 agosto 2008 alle ore 15:47  

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