Non mi troverete mai

* Blog in fase di aggiornamento... scusate il disordine (e la presenza di alcuni post...ancora vuoti!)

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Sono sempre stato un curioso, un bastiancontrario e un rompicoglioni. Quando verso gli otto anni gli altri bambini iniziavano a dubitare dell'esistenza di Babbo Natale, io ero talmente più avanti da essere scettico sul fatto che potessero esistere "i genitori". Fossi nato nel '500 probabilmente sarei stato un esploratore, o un navigatore, o anche solo un mozzo o un vagabondo. Fossi nato in un futuro tipo Star Wars sarei stato una specie di Han Solo o, alle brutte, un Wookie poco peloso. Sfortunatamente sono cresciuto in un'Italia dilaniata da Vespa, dalla De Filippi, da Pippo Inzaghi. Ma sto cercando di uscirne. Ogniqualvolta l'avventura tornerà a fare visita alla mia vita, questo blog avrà qualcosa da dire. Forse.

domenica 15 agosto 2010

Colazione alla Montecristo



lunedì 21 giugno 2010

Në tren për Prizren

Un sano furore stradale mi possiede, nonappena portata giù la macchina: attraversate già Slovenia, Croazia e Montenegro, viene ben presto il turno del Kosovo, dove abbiamo pure cari colleghi e dove da giugno storie strane ed interessanti iniziano ad intrecciarsi con le nostre.
Oltre ai carissimi Gio, Emma e Vale, servizi civili IPSIA nella città -fighissima ed ipermusulmana- di Prizren, menzioniamo il neoacquisto faentino Pasta (vecchia conoscenza mia e, naturalmente, di Bito) che da Tirana si aggiunge spesso alle nostre scorribande e viene di diritto integrato nella band scutarina composta da me, Annagrà, Annarom, Pat, Ona e Marjan.
Parte così il nostro personalissimo "treno" per Prizren, parafrasando la canzone dei Gjurmet negli anni '80, qui ancora popolarissima: tutti in Kosovo, allora, a Prizren, Reçanë, Pejë, Klinë... tra minareti e fili spinati, attentati ad acqua e mostre pittoriche alla Tonino Mutandari, militari teutonici e gatti simmetrici, case bruciate e fabbriche abbandonate, scacchiere da backgammon e tazzine da tè, birre Peja in bar bosgnacchi ed i suxhuk fatti in casa dalla mamma di Driton (quello che coordinava le operazioni di Protezione Civile per "I Care" a gennaio - vedi post "La Luisona torna, i rom no").
E' un treno senza binari ma soprattutto senza cappotta.
Che finchè c'è il sole a scompigliarti la chioma, fa figo assai.
Quando invece, varcata la frontiera, dal sole si passa magicamente al temporale, se non sei lesto a richiuderla son cazzi.

giovedì 20 maggio 2010

A metà

20 Maggio, Suzzara.
Sto a casa in attesa domani di ripartire per Scutari.
Vengo dalle mie cinque giornate di Milano per la formazione intermedia del progetto e, in sostanza, si può dire che siamo a metà dell'avventura.
A metà, senza necessariamente considerazioni enormi e sconvolgenti da fare, ma di certo consapevole che, da qui a novembre, la seconda metà volerà.
E per questo non c'è fretta, come peraltro illustra molto bene Vinicio (la nostra tartaruga adottiva di casa-ACLI in Albania, che a dispetto del nome è una "lei") nel video qui di seguito...
A metà.

Eccomi qui, rientrato in Italia per questo periodo di riflessione intermedio. Un’occasione per pensare, ma non troppo, su questa prima fetta di Albania che se n’è andata. A Milano ritrovo tutti i butèi sparsi per il mondo su altri progetti della stessa ONG, e con loro è sempre una bella rimpatriata.

Io, nel frattempo, guardo oltre e mi sono già programmato un ritorno in Albania “dei miei” di quelli diciamo a “basso profilo”: niente Belle Air, niente Alitalia... d’accordo con la nostra responsabile dall’Italia fo spostato il rimborso aereo su spese automobilistiche, e ho quindi progettato una discesa su quattro ruote, nell’ottica di godermi la mia macchina anche per le vacanze e tutte le escursioni nei weekend che faremo.. nei prossimi sei mesi. Domani si scende, attraverso la Slovenia e la Croazia (Zara, Dubrovnik), passando per l'Erzegovina (Mostar) ed il Montenegro.

Ancora sei mesi al di là dell'Adriatico per capire anche che cosa succederà dopo ma-non-troppo-sennò-mi-guasto-la-vita-anzitempo.

Ancora sei mesi nell'Albania dove impera ancora lo spirito dell'anninovanza a me caro, dove si ascolta la musicaccia italiana ...si parla tanto l'italiano e poco l'inglese.
Ma intanto, ripercorriamo insieme le immagini dell'inverno rigido e umido di Scutari, le visite e le interviste nelle case dei villaggi, il capodanno a Belgrado, la Pasqua in Montenegro, la famigerata conferenza di apertura del progetto all'inizio di questo mese.
Ma soprattutto, le facce.
La cosa migliore di questi mesi, sapendo che nei prossimi mesi avrò ancora tanti luoghi, tante strade, e soprattutto tante altre facce da poter ricordare.
E senza fretta.
Senza fretta.

lunedì 3 maggio 2010

Sing when you're winning...






















In data 31 agosto 2009 il sottoscritto riceveva il seguente sms:

"E' il momento di scendere in campo.
Il giudizio lasciamolo agli altri.
La gloria chiede nuovi gladiatori.
L'orizzonte ha fame di morte.
La vittoria e' a portata di mano, ma solo il vincitore potra' afferrarla.
Fantacalcio '09?'10 "Canta solo chi conta".
Adesioni aperte."

Il mittente, manco a dirlo, il Perrotta.
Inutile dire che dopo una stagione del genere, da neoiscritto & Campione nel contempo, mi sento di... CANTARE.
E pure forte.

Perche' da adesso anche Indisponiente C.F. si e' scolpito un bel posto tra le grandi..
"Sing when you're winning", diceva quello...

Onore anche al forte Borgorosso di Stimpfl (pure lui neofita, mi dicono!): avversario un po'.. "incazzuso" alle volte, ma sicuramente temibile e piu' che meritevole di partecipare alla torta portandosi a casa il premio rendimento.
Non voglio commentare, poi, che la stagione sia stata dominata da juventini.
Mi limito ad esporre il fatto. Innegabile.

Indisponiente C.F., nella persona del presidente/allenatore Sig. Erode Scannabelve, ringrazia tutti... quanti... (Diegoarmando Cit.) per le grandi emozioni di questa sua prima stagione "tra le grandi", ed annuncia che il suo esilio continuera' ancora per un po' tra i monti dell'Illiria...
Davanti all'ufficio albanese di Scannabelve, in effetti, abbiamo trovato soltanto una videocassetta con un filmato (che pubblichiamo qui di seguito) ed un biglietto sulla porta recante la scritta:
Non mi troverete mai

mercoledì 24 marzo 2010

I cinquecento passi



Lunedì 26 si torna in Italia.
Tutti quanti. Qualcuno addirittura per votare.

Se ne va pure Giorgia, mia predecessrice (come Caspio si fa il femminile di predecessore?) in ACLI l’anno scorso qui a Scutari, ma anche precedente occupante della stessa stanza dove vivo io ora, nonché come se non bastasse, a detta di Ona, mio alter-ego al femminile.

Ona l’aveva conosciuta durante tutto l’anno scorso, e ci vede lungo (“Ona non perdona” dico sempre io).

In effetti le somiglianze espressive e caratteriali con Giorgia davvero non si contavano, durante il suo mese e mezzo di visita a Scutari, che si concluderà proprio venerdì.

Una somiglianza su tutte, che forse dice già tutto su tutto il resto: pure Giorgia sa a memoria tutti i trailer di Maccio Capatonda e della Shortcut.

E allora, adesso che pure lei se ne va, mi è sembrato il minimo salutarla con la scena dell’Usciere (per i profani “L’uomo che usciva la gente” – Shortcut, 2008), “uscendola” tutti insieme (vedi video in annesso, che tanto lo so già che vi gaserà), e di fatto sperando di rivederla presto da queste parti..

Sento sempre più la mancanza dei miei simili. Come un panda.

Assecondatemi, via.

Comunque, il mese di marzo se n’è volato via forse anche più veloce dei precedenti, col lavoro che si è fatto più denso ed il clima che l’ha finalmente piantata di opprimere e deprimere.

Non è un caso che il weekend appena concluso si sia andati in gruppone (io, Anna & Anna più gli ottimi Nunzio ed Antonella di Caritas) su per i monti a sfidare il Grande Nord.

Ma col sole.

Partendo in jeep da Scutari si arriva la mattina presto del sabato all’imbarcadero di Koman, dove si carica tutto sul traghetto e per due ore è solo lago, con un’acqua verdissima e una luce abbacinante, fino all’attracco di Fierza, dove scendiamo dal traghetto, non prima però di aver dato un’affettuosa cannonata con la jeep al furgone parcheggiato dietro… la magia della retromarcia che rimane inserita a tradimento è così imprevedibile, alle volte…

Da Fierza il programma era di andare fino a Valbona, villaggio sperduto sui monti ad un passo dal Montenegro.

E per “un passo” intendo proprio “un passo”: nel senso letterale del termine, cioè che di mezzo ci sta un… passo, una montagna enorme senza strade, e in sostanza da lì in Montenegro mica ci vai… però c’è una natura sontuosa, ed insomma il posto meriterebbe di essere visto, “che-tanto-la-strada-per-Valbona-sarà-già-sicuramente-sgombrata-dalla-neve” (Citando praticamente le previsioni di tutti quanti giù a Scutari).

Già, la strada, certo. Come no.

Percorso netto fino a Bajram Curri, e poi su per la valle dove in effetti il paesaggio appagava parecchio.

Ad un certo punto, però, la strada prosegue solo coperta da uno strato ghiacciato di permafrost, che percorrerlo con una macchina non era esattamente saggio… a maggior ragione se la macchina era grande e pesante il doppio del normale… metti che poi sul ghiaccio ti inchiodi, ci sarebbe stato da ridere a dover spingere il mezzo e smuoverci da là col sole che calava…

L’unico mezzo che avevamo per sgombrare lo stradello era un bulldozer.

Ma era di 3 cm.

E di plastica.

Pure brutto.

Trattavasi in effetti di una sopresina giocattolo trovata nelle merendine, e con tutta la buona volontà non ci avrebbe mai tirato fuori da lì (vedi sempre il video).

La beffa è stata che proprio lì a mezzo chilometro c’era Valbona, la nostra meta, come scopriavano Anna e Antonella curiosando oltre il curvone.

Il ghiaccio ci aveva bloccati a cinquecento passi dall’obiettivo.

Dopo alcune idee bizzarre scartate quasi sul nascere abbiamo così dovuto mestamente riprendere la via del sud e andare a dormire nel remoto paesello di Bajram Curri, dove eravamo già passati alcune ore prima.

Ma tutto sommato il weekend è stato ottimo, compreso il rientro a Scutari attraverso la via dei monti, passando sopra la diga sul lago di Koman, in mezzo ad un percorso tutto curve, e pietre, e fiumi, e sole, e aghi di pino, e silenzio, e funghi.

Buoni da mangiare.

Buoni da seccare.

Da farci il sugo, che poi arriva quello stronzone di Natale, fa piangere i bambini che non dormono più ed è un bordello.

domenica 28 febbraio 2010

Del giorno in cui non volle piovere

Non ce la posso fare.
Ammetto di non essere mai stato così tanto in affanno sul piano della creatività (e anche della creatina).
Pare proprio che la proporzione 1:1 tra i mesi trascorsi ed i post pubblicati non sia destinata a variare. O sì?
Se non altro, ad ogni post accompagno un video (cosa mai fatta prima, nei miei rac
conti), il che spero vi piaccia.. e dovete riconoscere che realizzare quello richiede un po' più di tempo.
Balle, la verità è che mi sento in debito verso il mio affezionato blog, e prometto che sarò più assiduo, ispirazione permettendo.

"Prof, non ho potuto fare il compito.. perchè.. perchè.." Non lo so, e che cazzo!

Mai saputo giustificarmi in modo convincente su questo.
Mai avu
to fratelli stronzi né cani divorafogliprotocollo, e perciò ad inventare giustificazioni sono sempre stato scrauso.

Una scusante che vorrei portare in mia difesa, però, ci sarebbe.

Nemmeno sto più a parlare del tempo che è poco e dell'intensità dell'esperienza di un progetto di cooperazione vissuto dal campo.
In fondo, non è che poi il tempo sia così poco.
No, no.
Il tempo c'è, ma fa cacare.

E non mi riferisco evidentemente alla qualità dei miei momenti che trascorro qui in Albania - che è davvero elevata - ma proprio all'aspetto climatico.
Con poche ed illusorie pause, il monsone scutarino ci scarica addosso bacinellate di acqua gelata già da prima dell'alluvione di gennaio, e qui ci saremmo anche quasi smaronati.
Quando viene giù dritta senza vento sono quasi contento, per darvi un'idea della situazione.

E allora provate voi a trovare l'ispirazione tra casa ed ufficio lungo una strada che sembra il Mekong... E pensare che cose da raccontare ce ne sarebbero: il progetto del Ministero Affari Esteri sui migranti di ritorno sta prendendo forma, e diverse sono le attività che portiamo avanti su tutta "la progettualità ACLI in Albania", come scrivo sempre nel report mensile.
Anche gli incontri nuovi sono freq
uenti, e quasi mai per vanvera (Cit.) e insomma, sul mese di febbraio ce ne sarebbe da dire tra interviste nei villaggi di Oblikë, Domen, Vukatanë e Kosmaç, puntate a Tirana e pure qualche uscita di piacere sui laghi di Scutari e Koman...

E allora spazio alle immagini.
Immagini che ho selezionato in modo da mostrare SOLO ed esclusivamente quei rari momenti in cui la coltre di nubi ci ha dato tregua e se n'è andata a guastare umori altrove.
Così, alla faccia del tempo. Sperando che sia di buon auspicio (mah?)..
E come vedrete nel video, quelle tre volte tre che il sole si è fatto vivo la mia ispirazione artistica forse non era nemmeno male.
"Il ragazzo ha capacità, se solo si applicasse..."



venerdì 29 gennaio 2010

La Luisona torna, i rom no

Lo so, sono pessimo.
Da quando tengo il blog, non mi era mai capitato di scrivere a cadenza mensile. Il bello è che questo prolungato silenzio non è dovuto a mancanza di news, tutt'altro: è che a gennaio non ci ho avuto tempo, come si suol dire, manco per... avete capito.
E allora, sotto con gli aggiornamenti.

Prologo.
Ci eravamo lasciati a dicembre in pieno periodo di ambientamento scutarino.
Da allora, segnalo un bel capodanno trascorso con gli altri servizi civili a Belgrado, con trenissimo preso da Titograd, Montenegro (lo so, adesso si chiama Podgorica.. ma vuoi mettere l'effetto che fa dire "sono stato a Titograd?".. ecco, appunto) attraverso mezza Serbia ed addirittura qualche chilometro di Bosnia nella Republika Srpska.

Capitolo I. Quando il Drin s'incazza.
Tornati a Scutari, abbiamo trovato come regalo di buon anno l'alluvione, e lo stato di emergenza civile. L'allagamento viene in realtà da molto lontano: il fiume Drin prende l'acqua da lontanissimo, addirittura dal lago di Ohrid (Albania/Macedonia, ci sono pure stato, nel 2007) e raccoglie affluenti in quantità, tra cui anche il Buna (l'altro fiume di Scutari).
Quando il maltempo non dà tregua, come quest'inverno, succede il macello.
Oddio, in realtà non c'è stato molto da preoccuparsi, per chi vive in centro città.
Tuttavia molte case più periferiche sono state evacuate dalla Prefettura: in particolare, le famiglie di etnia rom stanziate nei pressi del ponte sul fiume Buna sono state sfollate presso una ex caserma militare a Renc (si pronuncia "Renz"), appena fuori Scutari: una grande occasione di mettersi alla prova per I Care, l'associazione con cui collaboriamo che di recente ha anche costituito una pionieristica associazione volontaria di protezione civile (la prima, in Albania!).
Così dal 7 gennaio per tre settimane (sinora... mo' vedremo per quanto ancora), ogni giorno un gruppo a rotazione su circa 30 volontari di I Care compresi io, Anna ed Annagrazia, si sono alternati per guidare il furgone, andare a caricare pane e acqua potabile, trasportare i pasti a pranzo e cena, gli indumenti e vari prodotti per l'igiene.
La cosa mi è anche servita per integrarmi un po' nel gruppo di questa associazione con cui IPSIA dovrà collaborare durante il mio progetto. Fortuna che parlano quasi tutti l'italiano, anche perchè i miei progressi in albanese non sono ancora tali da inserirmi nei loro discorsi quando zavagliano fitto tra di loro.
A proposito di lavoro, mercoledì scorso sono arrivati dall'Italia Mauro (il nostro coordinatore-capo progetto) e la moglie Cristiana, anche lei cooperante: anche loro sono molto simpatici, e con la loro presenza il lavoro aumenterà esponenzialmente, il che mi va benissimo.
Ma tra tutte le altre cose che dovrò fare, spalmate sui vari progetti che ACLI-IPSIA segue qui in Albania, rimane comunque il problema di far ritornare i rom ai loro "domicili", adesso che il Prefetto di Scutari ha dichiarato finito lo stato d'emergenza.
Una parola.
Questi non se ne vanno più: I Care gli porta cibo e aiuti, vivono abbastanza vicino alla città (la strada è percorribile a piedi)... insomma chi glielo fa fare di muoversi?
Ma bisognerà trovare presto una soluzione... finché I Care continuerà da un lato a fare bella figura con la Prefettura occupandosi di loro, non potrà dall'altro riprendere a far funzionare come si deve la mensa per i bambini e soprattutto il ristorante Vivaldi, che dovrebbe a sua volta essere una fonte di sostenibilità economica per l'associazione.
Insomma, care famiglie di gabel e magjup... s'è ffatta 'na certa: se mi sgomberate la caserma, ora che il pericolo è passato, ci date una grossa mano.
Vedremo.



Capitolo II. L'eterno ritorno della Luisona.
Sono qui in casa a scrivere sul tavolo e ogniqualvolta alzo gli occhi per riposare lo sguardo vedo Lei.
Fissa, sul mobile contro il muro.
La Luisona è una bottiglia di vodka russa (o sedicente tale) con una storia abbastanza intrigante.
Tutti avrete letto (o sentito da amici) l'imperdibile Bar Sport di Stefano Benni (1976)... e quell'episodio del libro dove tutti i clienti abituali del bar del paese sanno che QUELLA pasta nella vetrina (la Luisona, appunto) sta lì da tempo immemore, e pertanto è destinata a restare lì per sempre, dato che nessuno avrà il coraggio di mangiarsela più. Ed invece, un bel giorno, un ignaro commesso viaggiatore che veniva da fuori, osa ordinarla dopo il caffè suscitando scalpore e naturalmente sentendosi malissimo subito dopo.
La bottiglia qui in casa nostra l'ho chiamata la Luisona in onore della pasta di Benni, perchè pure a lei nessuno se la berrà mai, a meno di clamorosi colpi di scena o fattori esogeni.
Passo indietro. Prima di Natale, prima di Belgrado.
23 dicembre. Marjan e Ona (sportellisti ACLI a Scutari e nostri amici) portano insieme a noi alcune bottiglie di liquori in regalo a dei funzionari del Consolato Italiano con cui collaborano spesso, e che quindi conoscono bene. Un modo per augurare loro buon rientro in Italia per le festività.
Ma Ciro, napoletano di Posillipo, è un tipo imprevedibile. Prima stava a Mosca e Minsk, e quando apre il sacchetto, gli sfugge una malcelata delusione: "...Vabbuò, ragazzi, ma non potete regalare vodka "normale" a chi è stato in Russia..." Come dire che gli standard di chi è stato in Russia si sono affinati troppo in fatto di vodka per apprezzarne una bottiglia qualsiasi come regalo.
Io in Russia ci sono stato, ci sono tornato e ci tornerò... ma diciamo che se mi portano della vodka qui la bevo uguale.
Ciro invece aveva piani diversi per la Luisona.
Serata di domenica 17 dicembre. Io Anna e Annagrazia, che talvolta si autobattezzano loro stesse "Annaebasta" ed "Annaeccetera" (devo dire che questo nuovo sistema di distinguerle non è male) diamo una piccola festa invitando un po' tutti. Gradito il contributo di ognuno in cibo o bevande.
E col suo sottile umorismo partenopeo, Ciro non ha perso l'occasione per "ritornarci" l'indesiderata bottiglia, che così diventa ufficialmente un personaggio nella nostra casa.
Tutto ciò in attesa della prossima contro-vendetta: presto mi informerò da Marjan su quando Ciro compie gli anni... spero davvero sia verso ottobre, o novembre: così non avrà più tempo e possibilità di intraprendere una nuova contro-rappresaglia e ri-restituirci il "dono".
Fino ad allora, la Luisona aspetterà qui, paziente.

lunedì 21 dicembre 2009

I pùggni nelle mani



Don Carlo ha i pùggni nelle mani. (Cit.)

Ottantott'anni e non sentirli, a giudicare dallo spirito e dalla potenza di percosse... (ariCit.)
Me lo sento, che non ci avete capito una mazza fionda.

Con ordine.

Shkodër (o Scutari), Albania settentrionale, dicembre duemilaennòve: inizio del mio progetto di servizio civile all'estero con IPSIA-ACLI e - si direbbe - anche di un nuovo capitolo della mia vita a puzzle.

A gennaio si avvierà operativamente il progetto, che si occuperà di microcredito, sviluppo locale e migranti. Per ora fase di ambientamento, dopodiché per un annetto lavorerò da queste parti.

Con me, la cosiddetta "famiglia-IPSIA Scutari", che nasce da subito "allargata": iniziamo un'informale rassegna-personaggi, per amore della descrizione.

Sono partito con Anna ed Annagrazia, le mie due colleghe-servizi civili.

Problema: non abbrevierò Annagrazia in "Grazia" solo per distinguerla narrativamente da Anna, visto che nessuno qui la chiama così, e quindi stonerebbe.

D'altro canto, mi appare evidentemente inopportuno allungare Anna in "Annaebasta" sempre per distinguerla narrativamente da Annagrazia.

Insomma: le racconterò usando i loro nomi, per quanto simili.

Fatevene una ragione, e leggete senza fare storie.

Quanto odio le comunicazioni di servizio...


Con loro due vivo qui in attesa di condividere la casa anche con i tre cooperanti del progetto, che ci raggiungeranno nell'anno nuovo, e per ora la convivenza è piacevolissima.

Tra l'altro, non siamo mai soli: Marjan, Ona e Lule (i nostri imprescindibili partners ACLI locali), ci danno una grande mano, e passano anche molto tempo libero insieme a noi a Scutari e dintorni.


Lule ci porta addirittura con sè nei villaggi rurali e di montagna ad intervistare le famiglie del posto, con questionari mirati a determinate questioni che mi prendono davvero molto; il tutto permette anche di vedere concretamente quello di cui ci si dovrebbe occupare qui.

Senza contare la calda ospitalità della gran parte delle famiglie, direttamente proporzionale al freddo che fa: divani, stufe a legna, bracieri per i piedi, vuoiunapaglia, mangiachèbuono.

Non vi dico lo smarono che mi prende ogni volta che devo spiegare loro che non posso mangiare fuori pasto (motivi di ortodonzia, eh... per le diete c'è tempo).

Ma tutto il resto, soprattutto liquori, stufe e camini, me li godo con piacere insieme ai padroni di casa e davanti a certi nonnetti di raro splendore.

E' dura la vita sui monti: la città di Scutari è lontana qualche chilometro, ma anche anni luce, dai villaggi.

Poco e nulla da fare ed un inverno che picchia come un fabbro. Ma da dietro i loro spigoli, gli autoctoni si ricordano ancora come si fa a stare insieme.

Altre favolose figure del posto collaborano con i nostri partner locali, e tra loro alcuni energici sacerdoti italiani che si danno da fare (non poco) quaggiù da molti anni.

Pare che il loro metodo standard per esprimermi il loro affetto/stima/rispetto/simpatia/stargli sulle balle (barrare la risposta prescelta) sia quello di sferrarmi inoppugnabili pùggni sulla spalla, e rieccoci al titolo (datemi tempo, ragà, che coi miei tempi ci arrivo, a dire le cose).

Terra dura, dunque, l'Albania. Specie d'inverno...

Terra di gente schietta, austera... tagliata con l'accetta ("non vi dico che impressione quando si mettono di profilo" - direbbe Bisio).

Ma anche terra di gente curiosa e amichevole, come molti di quelli che ci stanno accanto, ad esempio.

E poi il tempo per ambientarcisi non manca.

Sono ottimista.

In fondo, sono pùggile anch'io. (Cit?)


sabato 28 novembre 2009

Via dalla Città del Silenzio

La mia strada che porta in Albania riparte da Ferrara, e passa attraverso Roma e... lo Stelvio.
Chiusa dopo 14 mesi la mia seconda (positiva) parentesi nella silenziosa quiete ferrarese, e portato "a domicilio" l'immancabile abbraccio pre-partenza ai miei Fratelli (a Ste e Ale-G sulle nevi dello Stelvio, a Bitazza proprio sotto ar Vaticano), dedico questo video di saluto anche ai miei ex colleghi di Ferrara e a tutti gli altri "partenti" di IPSIA, conosciuti a Roma durante la formazione per i nostri rispettivi progetti: grazie a loro la dieci giorni romana è davvero volata.
In bocca al lupo a tutti quanti.
Ci vediamo quando ci vediamo.

venerdì 14 agosto 2009

Spingitori di italiani (Толкатели итальянцев)

"Italiani in Russia.. si inerpicavano sopra impervi pendii..
Ma PERCHE' lo facevano?

Chi li spingeva a farlo?
Ma che ce stava quarcuno dietro che.. spignnéva?
SPINGITORI DI ITALIANI. Scoprilo su Rieducational Channel"


E' di nuovo Siberia: Krasnojarsk, Divnogorsk, Stolby, Irkutsk e Sljudjanka, lago Bajkal..

Un paio di aerei, un mazzo di treni, un amico serio e un paio di tende per andare a riprendermi ciò che non è mio.