Non mi troverete mai

* Blog in fase di aggiornamento... scusate il disordine (e la presenza di alcuni post...ancora vuoti!)

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Sono sempre stato un curioso, un bastiancontrario e un rompicoglioni. Quando verso gli otto anni gli altri bambini iniziavano a dubitare dell'esistenza di Babbo Natale, io ero talmente più avanti da essere scettico sul fatto che potessero esistere "i genitori". Fossi nato nel '500 probabilmente sarei stato un esploratore, o un navigatore, o anche solo un mozzo o un vagabondo. Fossi nato in un futuro tipo Star Wars sarei stato una specie di Han Solo o, alle brutte, un Wookie poco peloso. Sfortunatamente sono cresciuto in un'Italia dilaniata da Vespa, dalla De Filippi, da Pippo Inzaghi. Ma sto cercando di uscirne. Ogniqualvolta l'avventura tornerà a fare visita alla mia vita, questo blog avrà qualcosa da dire. Forse.

giovedì 26 ottobre 2006

All'attacco G.I.JOE

Orán, circa mezzanotte del 25 ottobre.
Ultima mia notte qui.
Almeno per 'sto giro, poi chissà.
Domattina presto bus per un paesino nella provincia di Jujuy che si chiama Caimancito...appuntamento con una dottoressa.
Altro giro, altro ospedale. Questi tre giorni quassù sono passati al volo, eppure mi sembra di stare qua da una vita. Strano paradosso...quasi una smagliatura temporale tipo quelle dei fumetti di fantascienza.
Non conto di fermarmi in quel paesino del Lello...parlo con la tipa, prendo tutto il possibile, e in teoria dovrei ripartire subito per tornare a Tucumán, dove però venerdì González non ci sarà... possibile weekend di riposo, allora. Spero di non annoiarmi.
Ho conseguito dati anche quassù ad Orán, comunque. Certo, forse mancano dei pezzi, e non sto procedendo sempre compatto... ma fa parte del gioco. Tanto a tornare qui credo di fare in tempo, qualora avessi di nuovo bisogno... il viaggio non è caro.
Oggi quasi mi è venuto un malore quando all'ospedale di Orán una Licenciada (specie di operatrice laureata, ma non medico, per come ho capito io), mi ha aiutato a raccogliere i dati sull'Hantavirus (È un virus pazzesssco! - Cit. La Febbra): archivio computerizzato? Gnacchisna. FALDONI di documenti cartacei. Da sfogliare in allegria. Ma si può? Peraltro, erano in un ordine piuttosto discutibile...per dire: io nel mio personalissimo e inaccessibile archivio delle partite di pallone (Serie A, Mondiali, Europei...) ho un ordine molto più logico e rispettabile. Qui no.
Sfoglia, sfoglia, sfoglia, copia, copia, scusi cos'è questo? sfoglia, copia, sfoglia, e quest'altro?
La signora mi aiuta, così le oso chiedere se per caso ci avevano anche i faldoni della leishmaniasis (un altro virus che ti fa stare proprio una cosa malissimoooo. Citaz: La Febbra 2). Parafrasando dallo spagnolo la risposta della tipa fu alquanto... bersaniana. Del tipo.
- "Vuoti di memoria non c'è posto per tenere insieme tutte le puntate di una storia.
Piccolissimo particolare ti ho perduto senza cattiveria."

- "Ma perchè non li avete?" - "Ne è sicura?" - incalzo io... Senza cambiare né autore, né album, né canzone, mi fa (sto rigorosamente traducendo dal suo spagnolo, eh..): "Torre di controllo aiuto sto finendo l'aria dentro al serbatoio." E si attacca una paglia. Siccome quella canzone la conosco bene capisco che a quel punto aveva dato (e come darle torto?), e non era il caso di insistere. O forse davvero i dati non c'erano. Probabile, perchè la signora mi aiutava volentieri. Se io mi son fatto due palle così, lei se ne sarà fatte perlomeno otto per aiutarmi quando non si capiva nulla dai faldoni. Gentilissima. Le stavo più che simpatico. Si vedeva.
La solita storia. La verità?
La verità è che IO PIACCIO ALLE MAMME (intendendo il range femminile dai 40 in su). Per quanto questo mio singolare charme si riveli utile in tema di ricerca, in casi come questo, vi assicuro che lo baratterei volentieri con quello...convenzionale. Non è un bel vivere. Ti piace una tipa? Fanculo e fottiti. Piaci di più a sua madre. Ti attizza quell'altra là? Scordatela. In compenso piaci a sua zia.
La solita storia. Dopo un po' uno ci si abitua e ci convive. Come con un vecchio acciacco che ogni tanto si fa vivo per ricordarti chi sei.

Potrei anche scrivere che in queste quattro notti oranensi (nella Fundación Pro Yungas) non ho mai dormito in quella che sarebbe stata la stanza degli uomini. Nemmeno in quella delle donne, ovviamente. Ci mancherebbe pure un culo del genere. No. Tinello, dunque. E via andare...ma non mi oppongo. In fondo sono un ospite infiltrato, e l'alloggio è quasi gratis (10 pesos a notte).
Però quelli che sono arrivati qui oggi sono... da raccontare. Solo 2 dei 4 per la verità alloggiano qui, e sono tutti forestali (un austriaco, un tedesco, gli altri 2 argentini). I due crucchi, così a pelle, mi stanno un po' sulle balle. Soprattutto il primo, un tizio sul modello "el fà tut élo"...va bè che è il tuo mestiere... ma stai manzo...cosa vuoi? La mancia? (Ricordate quando si parlava così? Che ridere... ah gli anni novanta... Non torneranno più, non illudetevi).
Fa niente. Sta di fatto che a me 'sto presentarsi con anfibi e camicette verde militare e l'atteggiamento da "la foresta sono io" mi ha fatto un po' ridere...'a Navy Seal...ma 'ndo vai!!??


Dolores li ha apostrofati (rigorosamente in loro assenza) "i G.I.JOE".
Ve li ricordate? Quando eravamo bocia...quei soldatini snodati e colorati prototipo perfetto del giocattolo guerrafondaio.
Io non ce li avevo, ma ci ho giocato una volta da un altro bambino che stava al primo piano di via Kennedy 14. Dopo mezz'ora di gioco già avevo un'onorificenza per valore sul campo e la tessera del Partito Repubblicano.
Definizione azzeccata, dunque. E brava Loló.

Dolores, già.
Sarà l'astinenza, sarà l'accumulo adrenalinico dopo viaggi e viaggi, sarà 'sto bbuco na'azzoto (Citaz: Er Piotta nel video di Supercafone - 1999), sarà la "Febbre del Sabato Sera" (...Aaah! Mo 'a chiameno 'a Febbre der Sabbato Sera..A li tempi nostri se chiamava vojja de scopà...
To'o ricordi, Signò? - Citaz: Angelo Bernabucci
, straordinario cameo nel medesimo video di cui sopra), sarà sarà, sta di fatto che mi sembra sempre più carina.
Oh, ve l'ho detto (poi metto le foto): non aspettatevi Ana Beatriz Barros...magra magra, culo abbastanza normale, zerotette...però prende bene; muso interessante, belle espressioni, modo di fare, voce etc... e poi un deodorante che... beh lo conosco bene quel deodorante lì.
L'altro giorno abbiamo anche avuto un bel momento di intimità e confidenza...mi ha fatto piacere ovviamente, ma sono sincero: non ho nemmeno sfiorato il...colpaccio corsaro in trasferta. Non avevo nemmeno troppa ganas di provarci, come detto nell'episodio precedente.
Un tempo ero una specie di Zibi Boniek..."Bello di Notte" e cultore dei tre punti assicurati in trasferte insidiose...ma adesso...beh.. Nun so' ppiù er ghepardo de 'na vorta.. (Citaz: Valerio Mastandrea nel ruolo del Ghepardo della Garbatella...ovviamente sempre nello stesso video di Supercafone)


Due sono perciò le conclusioni che possiamo trarre da queste storie:
1) Il video di Supercafone, riesaminato in retrospettiva e col sufficiente distacco storico (sette anni sono tanti), è un culto assoluto. E non sono disposto a ritrattare la mia posizione.
2) Le persone cambiano. Gli anni passano per tutti, me compreso. Non che mi dispiaccia il mio cambiamento, in fondo. Solo...gli anni passano. E anche se sono ancora "un bell'ometto" (questa citazione non sto neanche a precisarla...la pensano in troppe..Maao), nel senso che esteriormente non mi hanno segnato più di tanto, forse dentro di me inizio a sentirli nel cu...ore.

Questa è la vita.
Che altro posso dirvi...

lunedì 23 ottobre 2006

Dottore chiami un dottore...

San Ramón de la Nueva Orán (Prov. di Salta, Argentina).
L'ottima frase del mai abbastanza celebrato Maccio Capatonda (ne La Febbra) descrive meglio d'ogni altra la mia condizione. Tranquilli, per ora scoppio di salute. È che mi riferisco al curioso procedimento a "scatole cinesi" con cui a colpi di machete mi sto facendo largo per trovare informazioni per il mio progetto.
Già scrissi di come J. González mi aiutò nei giorni scorsi a trovare dottori e professori che a loro volta mi presentavano ad altri specialisti. Qualcosa ho partorito, e quindi devo dire che il Metodo Febbra (così mi sono sentito di ribattezzarlo) tutto sommato paga.
Mi trovo ad Orán (a 30 km dalla Bolivia) perchè Gabriela, ventottenne biologa-entomologa (cioè studia bacarozzi) già il giovedì si offrì di portarmi con lei la domenica (ieri) nel remoto avamposto urbano da cui ora scrivo. Siamo al limitare della foresta, per di più nella stagione umida: cielo incarcerato dietro una perenne cortina di nubi e una tranquillità assordante.
La stessa ragazza, se tutto va bene, dovrebbe presentarmi a un altro importante dottore-epidemiologo, e da lì chi vivrà vedrà.
Rabbia, stupore, la parte, l'attore, Dottore...chiami un dottore.

Come vi dicevo, appunto.
(Citaz: 50% L. Cherubini - 50% M. Capatonda - Remix by F. Piccinini 2006)

Arrivare fin qui, ieri, ha comportato circa sei ore di camioneta, insieme a lei e altre due biologhe argentine. Flavia, 32 anni, tipa non gnocca ma molto sveglia e intelligente, e Dolores, 27, mediamente carina a livello oggettivo, ma esageratamente topa secondo i miei soggettivissimi canoni. (Sul mio personalissimo cartellino, citando di nuovo il leggendario Rino Tommasi). Molto simpatica anche lei, peraltro.
Il viaggio, così, passa bene. O meglio, rettifico. Dopo qualche chilometro di viaggio ero già in versione Carletto...(ndr: nel senso di "Mazzone" per i profani...questa la lascio così, in modo che solo pochi eRetti la possano cogliere)...in un contesto diverso forse con una così ci proverei volentieri. Ma mi dico anche: "No Vecchio. Prendi fiato. C'è un tempo per fare e un tempo per non fare. E nella tua posizione di scrocca-passaggi e avvoltoia-contatti utili non mi sembra il caso di commettere sciocchezze...Perciò tieniti l'orgoglio tra le zampe e... fai il
carino/simpatico/aperto/amicodelledonne/femminista..."
Ma se pó campá accussí??? Si sa, le mie doti di camaleonte non sono pari a quelle di Edward Norton, e così qualche vaccata la sparo, ma senza feriti (nel senso di grandi gaffes o situazioni imbarazzanti). Tutto sommato, mi prendono in simpatia, almeno credo. Verso l'una ceniamo, un po' in ritardo, tutti insieme in un tavolino all'aperto in piazza e ...ci apriamo un altro po'. Storie interessanti, le loro. Mi piacciono, e sono contento di averle conosciute, al di là dell'aiuto potenziale che potrei ricavarne per il mio...lavoro.

Resto inoltre fermamente convinto che prendere la via del nord sia stata l'idea migliore nonché l'opportunità più utile che potessi avere. A Buenos Aires il sunnominato Metodo Febbra non attecchiva. Ovviamente ho sempre paura che anche qui qualcosa si possa inceppare e io non trovi quello che cerco, ma almeno sono consapevole di stare...(correggendo quindi il titolo di un mio precedente intervento di settembre)..in un posto PIÙ giusto.


E piano piano, anche la...Sindrome di Damocle da me descritta nell'intervento precedente a questo, va affievolendosi.
Bene così, allora, anche con l'afa tropicale, la pioggia, e il cielo nascosto. Forse qui si fa sul serio.


In ogni caso io cercherò di essere all'altezza.
Evoluzione. Il cielo in prigione. Questa non è un'esercitazione.

(Aricitaz. L. Cherubini)

venerdì 20 ottobre 2006

La Pala di Damocle

Di ritorno (travagliato) dal Cile, pochi attimi in appartamento a San Telmo per togliermi le zecche di dosso, ri-preparare lo zaino, chiamare a casa, mangiare e ripartire alla volta del Nordovest.
Arrivo a Tucumán alle 8 di mattina del giovedì, puntualissimo.
Trentotto ore di pullman nelle ultime quarantotto ore, se vi aggreghiamo il non troppo lontano viaggio di ritorno dal Cile...
Ormai lascio che siano i numeri a parlare per me, e a descrivere la mia lucida follia! Ma, si sa, mi piacciono i record, e soprattutto mai come ora sono convinto di aver fatto bene a compiere questo ulteriore viaggio (stavolta per dovere - finalmente - e non per "piacere").

Cerco e trovo un hotel vicino alla Fundación Miguel Lillo dove il Direttore, il professor Juan Antonio González, mi aspetta.
Tutto tranquillo, se eccettuiamo il caldo porco della zona subtropicale.
Come già scrissi col Ghero nel "Diario a Quattro Mani" che documentò le scorribande mie e dello stesso Ghepardi quando l'anno scorso passammo da queste parti, quaggiù nelle stanze da letto per difendersi dalle impressionanti "Diane" tropicali (specie nel pomeriggio, ma nemmeno di notte fa proprio...fresco!) utilizzano grandi ventilatori da soffitto a elica.
Similmente alla paurosa pala rotante (e basculante) che l'anno scorso fece il Ghero a fettine (e a più riprese) in un altro hotel della medesima città, anche nel soffitto della stanza dove sto ora campeggia maestoso un infido arnese, anch'esso probabile residuato bellico rinvenuto dalle macerie di un Black Hawk abbattuto in Somalia nei primi anni novanta, e indebitamente convertito a "ventilatore".
Inutile dire che ora come ora mi guardo bene dall'azionarlo: ho provato persino a dormire con l'elica in movimento e...niente da dire; fresco fa fresco...ma provate voi a pigliare sonno sapendo che esattamente sopra di voi incombe un Vaccadio ondeggiante che dà in ogni momento l'impressione di potervi cadere addosso (per di più roteando) ...
La Pala di Damocle, già...
Meglio il caldo, allora.

E pazienza se devo fare docce a ripetizione per evitare che i vestiti mi si attacchino tipo cellophane...
Fa niente. Per il resto... Mah, devo dire bene (Citaz. Elio - Servi della gleba). Ho incontrato quasi subito il professore, e sono rimasto colpito da quanto si sia preso a cuore la mia tesi...già da subito ha iniziato ad organizzarmi la scaletta degli impegni, e per ora viaggio ad una media di 3-4 incontri con professori/medici/specialisti al giorno. Per ora è ancora un lavoro di superficie e creazione di ulteriori contatti, ma qualcosa si sta forse muovendo, anche se mi rendo conto di quanto potrà rivelarsi complesso il mio da farsi, nel momento in cui dovrò spostarmi ancora più a nord per cercare, cercare (e non necessariamente trovare, anche se c'è cauto ottimismo attorno al mio lavoro)... Ma in ogni caso è questo che volevo per la mia tesi. Sapevo sarebbe stato difficile e sapevo che scegliendo una tesi così mi sarei complicato la vita da solo...ma in fondo anche questo è...quello che volevo! Così come è sempre difficile ogni volta che si cerca di investigare qualcosa di molto..nuovo e sul quale perciò non esiste nessuno che "lo faccia di mestiere"!
Tuttavia l'ottimo González mi sta aiutando a trovare contatti con chi si occupa dei vari "pezzi" del mio puzzle. Coordinatori sanitari. Medici. Epidemiologi. Biologi. Geografi. Botanici. Ingegneri forestali... alla scoperta di Sanità. Patologie. Deforestazione. Ovviamente poi il lavoraccio di attaccare tutti i pezzettini sarà mio, ma lo farò con entusiasmo... credo!!! Spero di non farlo alla Homer Simpson...cercando di incastrare il tassello LÌ e solo LÌ quando si vede benissimo che invece va...LÀ!! Aaaa..zzzah...D'Oh!!
Ma in fondo, su questa parte del mio lavoro, sono possibilista. E poi un problema alla volta, ragazzi. Ora devo trovare la roba. Poi scriverò.

Che altro posso dirvi..per ora sono abbastanza contento, anche se ci sarà molto da lavorare...e finalmente, era ora, aggiungerei io!
Però ora basta. Ho ancora un po' di timore che tutti questi contatti possano fallire o che qualcosa vada storto, perciò "In Verità Vi Dico" (Citaz. Un tale in Palestina): "andiamoci piano con l'entusiasmo, eh!" - Ancora non ho risolto tutti i miei problemi (e ci mancherebbe), ma se non altro mi sta passando quella fastidiosa sensazione di non stare facendo al meglio quello per cui sono venuto qui (sapete che sono sempre molto severo con me stesso...).
Ora no, perchè so di essere su una ottima pista, ma devo dire che tempo fa, nella più fresca Buenos Aires (dove comunque devo tornare) mi sentivo un po'...incompiuto, come se avessi un fardello sulla coscienza...

La Pala di Damocle, già...

Meglio il caldo, allora.

Meglio il caldo.

martedì 17 ottobre 2006

Por-Cile

Questa storia inizia il venerdì scorso, data per la quale io e Simon il germanico avevamo acquistato due biglietti andata e ritorno per Santiago del Cile.

Inizio la giornata in un Internet Café dove il portale yahoo mi informa che "oggi è venerdì 13" ... che cosa succederà? Sfanculo amabilmente il malaugurante annuncio e tiro dritto per la mia strada.
Ma era solo l'inizio della fine. Arrivati in stazione autobus vado per mero scrupolo ad assicurarmi dall'ufficio che sia tutto ok, e la tipina mi dice Nnnnno! (Citaz. Bito)
La funesta relatrice mi informa - peraltro tartagliando in un modo che avrebbe irritato persino Mahatma Gandhi, trasformandolo di colpo in Chuck Norris - che il passo sulle Ande che collega Argentina e Cile era chiuso per neve. Se poi aggiungiamo che la mattina stessa Simon mi aveva chiesto "Ma secondo te valicando la Cordigliera ne vediamo almeno un po' di neve?" allora appare chiaro che è un intero cerchio a chiudersi. Ma la cosa da ridere è che per una curiosa politica aziendale la compagnia TAC non prevede rimborsi di biglietti nel caso il pagamento sia stato effettuato con carta di credito e non con contante.. Ovviamente Simon martedì deve lavorare e perciò procrastinare il tutto di un giorno SPERANDO che il giorno seguente la neve sia stata sgombrata è inutile perchè non ci sarebbero comunque i tempi per fare la cosa...per di più perdendo il denaro, a meno che non si vada un altro weekend nei prossimi due mesi...ma ciò non rientra per nulla nei progetti miei e di Simon.
Cornuti e mazziati. Il 13 ha colpito, e a fondo, per giunta.
Torno a casa e mi faccio un brutto viaggio, ovviamente. Tutto oggi va male. Se non altro il crucco ottiene il permesso per tornare a lavorare il mercoledì...ma a che serve? Tanto figurati se 'sti solerti lavoratori argentino-cileni mi sgombrano il passo stritolato dal ghiaccio in un giorno e mezzo...Impossibile.
E invece no. La notizia arriva alle 14.30 del sabato, dopo la millesima mia chiamata all'ufficio della compagnia. Ironia della sorte è proprio la tartagliatrice a rispondermi di nuovo dicendomi - "E-El paso es-está abie-abierto" - Incredibile. O forse no. Non dimentichiamo che venerdì 13 dura solo un giorno, inclusi i suoi effetti nefasti. Ora il problema è un altro. Manca poco alla partenza del bus e Simon si è appena svegliato. Non sarà una paglia metterlo alla via per la partenza... Inizia a prepararsi con la calma che lo contraddistingue .. incredibile. Dai Vecchio, il tempo è tiranno. Mi adopero per agevolare la sua preparazione, ma è impresa ardua...un po' come fare un cross perfetto davanti alla porta a Stevie Wonder.. lo sai che tanto non segnerà. Perciò prendo in prestito da altri la pazienza che Mamma non mi ha dato in dotazione di serie e aspetto. Alla fine ce la facciamo. Arriviamo - nemmeno tanto al pelo - sul bus nonostante prima si dovesse passare per l'ufficio dove l'impiegato ti deve porre la data del giorno per convalidare il biglietto di ieri.. ovviamente sempre con calma olimpica (nonostante io manifestassi ventiquattro tic nervosi contemporaneamente). Fa niente. Partiti. Si va in Cile.
Venti ore di pullman con pausa a Mendoza e paesaggi maestosi a cavallo della Cordigliera. Il famigerato Paso los Libertadores che collega i due paesi - nonché responsabile del nostro ritardo - è qualcosa di spettacolare - vedetevi le foto appena le metto - e così arriviamo a Santiago di buonumore.
Incontriamo Elena, cileno-peruviana cugina di un'amica di Simon che vive in Tedeschia... e che ci aiuta a trovare l'hotel e ci fa da guida il primo giorno. Gentilissima.
La sera invece usciamo solo io e lui, e andiamo in un pub dove dopo un po' mi arriva una bionda (tinta, eh...) che ci fa (oddio non proprio così ma ho pensato che parafrasare le avventure bolognesi di Ste e Bito in questo caso potesse risultare molto...icastico per chi sa a cosa mi riferisco)...
Lei - "Ciao...venite al tavolo là che vi vogliono conoscere.."
Io - "Ah sì? Davvero...?"
Lei - "Sì dai...vieni che ho delle amiche ciuccione..."
Io - "Prego?"
Lei - "Cioè...insomma, ho delle amiche...mmmh....VERE...!"
Chi sa a quale storia mi riferisco può immaginare quanto mi facesse ridere la situazione, anche se le parole erano un po' diverse...Il contesto però era abbastanza simile.
A parte forse un paio di loro il livello non era ottimale, ma la serata diventa comunque gradevole.
Il giorno dopo io e Simon andiamo al mare...a Viña del Mar, che non sarebbe neanche male se non fosse che, solo ed esclusivamente QUEL giorno, il tempo è stato parecchio sfigato...va bè...vedo per la prima volta nella mia vita l'Oceano Pacifico, mi intrippo su un gabbiano che sbrana un granchio (sapete come faccio quando il Sacro Spirito di Piero Angela si impadronisce del mio corpo...)...e a metà pomeriggio torniamo a Santiago...
Incontriamo di nuovo le tipe...ne arriva un'altra nuova...piuttosto carina (e come le altre senza moroso), ma non ci sono molti margini di trattativa anche perchè già domattina si riparte..Simon deve lavorare, e io beh... per adesso non ne parlo per scaramanzia ma... mi è sopraggiunto via mail un impegno inaspettato e molto gradito (ambito scolastico, eh..tranquillizzatevi) dal remoto Tucumán, che già l'anno scorso ho visitato col Ghero... sarà una mazzata ma devo, posso e voglio farlo...
Quando arriverò a Buenos Aires avrò così poche ore per rifare lo zaino e sorbirmi un'altra quindicina di ore di bus (sparo così a occhio eh...magari sono di più ma spero di no) per arrivare il giovedì a San Miguel de Tucumán dove mi aspetteranno, chissà, forse nuove imperdibili avventure.


E non ci sono tregue.

È la storia che prosegue.

martedì 10 ottobre 2006

Jungle 2 Jungle

Da una giungla ad un'altra.
Se nell'omonimo film il ragazzino aborigeno finiva nella grande metropoli, io in quest'ultimo weekend ho compiuto il tragitto opposto: da Buenos Aires alla Selva Misionera, nel nord del paese al confine con Brasile e Paraguay.
Dopo SOLO 18 ore di pullman arrivo a Puerto Iguazú, per vedere le celebri cascate. Porto con me una guida Lonely Planet in inglese che ho sottratto infingardo al mio appartamento...pare non sia di nessuno dei ragazzi...per ora la uso io!

Capitolo numero A - La vecchietta sapeva
Puerto Iguazú (Prov. di Misiones, Argentina). Sabato 7-10.
Scendo dal bus dopo un viaggio piuttosto lunghetto, ma per fermare me ci vuole ben a..ffleck (Citaz.): così chiedo dove sta la via dell'ostello più raccomandato dalla guida. Una vecchietta spennaturisti che vende artigianato locale mi consiglia però di vederne anche un'altro, che per lei è migliore...tanto la strada è la stessa. Così vado, li vedo entrambi, e alla fine do ragione alla sciura. Parcheggio le mie poche cose, dopodiché chiedo alla receptionista un po' di informazioni turistiche per visitare i due lati delle cascate...e casualmente lilei (carina, una mora fac-simile-Laura) prende l'iniziativa e inizia a propormi gite su gite, che, guarda caso, già dall'ostello si possono organizzare (pagando).
Lì capii che la vecchietta SAPEVA, e parecchio, anche!! Magari erano d'accordo, ma in fondo ha fatto il mio gioco; era quello che volevo, senza esagerare con le spese. Il pomeriggio stesso un altro ragazzo dell'ostello (che poi capii essere il ragazzo, o qualcosa di simile, della mora) mi accompagna in macchina in Brasile per vedere il lato brasiliano delle Cataratas.
Foz do Iguaçu (Stato del Paraná, Brasile):
Marco (così si chiama) mi lascia in un parcheggio vicino al Parque las Aves...faccio qualche foto agli uccelli e agli animali del parco e poi vado alle cascate: il Parque Nacional do Iguaçu. Bello. Il sentiero che guida fino all'acqua passa per il fogliame..e io mi gaso a fermarmi ogni volta che sento frush frush nella vegetazione e sbirciare per vedere che animale è...ce n'erano veramente tanti..e strani! (oddio strani per voi forse...io li conoscevo già quasi tutti, sia chiaro...però vederli liberi è sempre un'altra cosa!)
Arrivo alle cascate e cerco di fare foto al panorama. Perchè dico "cerco"? Provate voi a muovervi con un'orda di brasilianine bianche sedicenni (e sedicenti, Autocitaz.) che fanno le sceme e ti mordono le chiappe...In pochi attimi divento l'attrazione principale della scolaresca.
Specie protetta, dovrebbero farci..a me e a tutti gli itaGLIani piacioni all'estero...altro che farci pagare il biglietto del parco!

Capitolo numero B - Coati Bruno... presente
Tornato in Argentina, il giorno dopo, domenica 8, visito il lato argentino (si chiama uguale, solo in spagnolo): Parque Nacional del Iguazú.
Devo dire molto meglio di quello brasiliano: grande dieci volte tanto e soprattutto molti più sentieri, stradine, trenini e posti vari da fare.
Da Dio anche dal lato zoologico, per me sempre prioritario: ci sono roditori di grossa taglia, serpenti a piede libero, tegú (tipo varano), yacaré (tipo caimano), vencejos (rondinelle che nidificano dentro la cascata..da panico), jote (avvoltoi che ronzano intorno per binare le rondini o chi per esse)..e soprattutto il coati. Tempo fa il Nevio sbirciando nella mia enciclopedia artigianale degli animali (le foto che ho sul computer) mi fa: "Coati Bruno"? E chi è, un tuo amico? In effetti sembra un nome & cognome di persona, e non ci avevo mai pensato.
Il coati è uno dei simboli del parco, una specie di orsetto lavatore dalla doppia personalità.
Direi un incrocio tra un peluche e il Tromba.
Tenero e coccoloso come un Trudi quando ti si avvicina trotterellando; famelico come una tigre se vede che possiedi del cibo...!
Comunque guardatevi le foto nell'apposito album Iguazú..così vi fate un'idea. (*http://operazionecenafuori.spaces.live.com/)
Dopo una gita in gommone molto bagnata, attraverso il fiume e vado sulla Isla San Martín, al centro delle cascate (giù, dopo il salto). Bellissima: a parte che ti devi inerpicare per una salita tipo Mordor del Signore degli Anelli, poi l'isola è incredibile..sembra un po' Nublar (quella di Jurassic Park, ricordate?) in miniatura, e ci vivono solo varani, belli grossi, e gli avvoltoi, che hanno istituito una specie di aviraduno in una gola rocciosa all'interno.
Mi riservo per ultima la Gola del Diavolo (Garganta del Diablo), vera e propria portata principale del parco. Prendo un trenino che si arrampica su fin dove il fiume Iguazú è ancora tranquillo e scorre in una giungla che fa molto Vietnam. Poi si cammina per un ponte lunghissimo (sotto di noi un benaugurante caimano pasteggia..) fino alla Gola, ovvero una rientranza nella cascata dove l'acqua fa ancora più casino e impressione.
Finisco la giornata da documentarista solo quando perfino la macchina fotografica, esausta, mi scrive sul display: "Oh Vecchio, io ne ho le batterie piene di far foto a 'ste bestie, per non parlare del tuo cappello...!"
Così mi incammino verso la via del ritorno, e anche stavolta faccio i conti con le ragazzine che fanno le stupide...un cinno argentino poi mi urla (scambiandomi per americano, e col mio cappello capita spesso):"Hola, Yankee" (sinonimo di Gringo, statunitense). Da notare come la pronuncia argentina non sia "Yenchii", ma un improbabile "Sciánchi"... Io comunque capisco, ma lascio correre: avrei potuto dagli tranquillamente del napoletano, viste le analogie, ma 1) siamo a casa sua, e perciò ha ragione lui, 2) non credo avrebbe capito.


Capitolo numero C - Passaguay
Ciudad del Este (Paraguay). Lunedì 9-10.
Per concludere la mia gita sul Paraná sconfino in Paraguay con dei ragazzi spagnoli conosciuti ieri, ma solo in mattinata, tanto per vedere com'è. Uréeeeeeeeeend! La Ciudad non è altro che un'accozzaglia di negozi di elettronica a basso prezzo, ambulanti in ogni dove, venditori d'erba e null'altro.. Così dopo un paio d'ore ho già ri-attraversato il ponte sul Paraná, fiume che fa da confine tra il Paraguay e Brasile-Argentina.
Inoltre, credo che lo stesso nome Paraguay sia inappropriato: qui i Guai non li...PARAno, né li schivano, anzi. Se li pigliano dritti sui denti. Dovevano chiamarlo Tantiguay, o Passaguay, o Troppiguay, o Cercaguay...insomma non Paraguay.
(L'Uruguay è diverso: ci sono stato a gennaio scorso e lì invece i Guay li...URUivano un casino...)
Infine sia la lingua principale che la moneta del Paraguay si chiamano Guaraní.

A differenza del Guaraná, però, non ti tirano affatto su di morale, specie se sei paraguaiano:
1) Quella lingua lì non serve a un cazzo perchè la parlano solo loro (un po' come l'italiano).
2) La moneta non vale praticamente nulla!! Insomma..un bèl pustàzz...

Epilogo - Il Briatore del Paraná
Tornando dal Paraguay, spiego agli spagnoli sul pullman da che parte dell'Italia vengo, e mi sento interrompere da un "Ma che sei italiano?"
Io -"Sì. Provincia di Mantova."
Lui -"Anch'io"
Io -"Suzzara"
Lui -"Quingentole". Resto muto. È un tipo di 50 anni, brizzolato e consapevole di esserlo. Occhialazzi da Briatore e braghe mimetiche, accento più emiliano che mantovano, inframezzato da qualche parola latinamericana.
Mi fa:"Sono Maurizio B********i, ex proprietario e socio fondatore del Bambù" - Un "Mi Cojoni" sarebbe stato d'obbligo, ma mi sono trattenuto. Mi racconta la sua storia e mi lascia il suo numero...mi spiega come si diverte quaggiù da tre anni, mi chiede se voglio uscire con lui...a divertirmi, e infine e mi chiede se mi piace il Bambù. Cala un gelo artico tra di noi, e gli spiego che le discoteche italiane mi fanno schifo, e perchè.
Lui, comunque cordialissimo, incassa il fatto che non sono un discotecaro, e rinnova l'invito. Lo ringrazio e ci promettiamo di ritrovarci se verrà a Buenos Aires..in fondo è stato molto gentile.

Chissà. Piccolo il mondo.
Oppure grande la provincia di Mantova...no?

giovedì 5 ottobre 2006

Sveglia e caffè

Sveglia e caffè...barba e bidet...
Presto che perdo il tram...

Ricordate la sigla di Fantozzi?
Lei venghi qui (Sì Sig. Direttore) No vadi là (Certo Santità)...E si muovi!!
Cito per la seconda volta in questo mio diario il genio rappresentativo di Paolo Villaggio perchè spesso capitano situazioni che ricalcano il grottesco mondo della sfiga fantozziana. O meglio. Non è che mi stia andando poi così male... anzi da un paio di giorni sto raccogliendo materiale da diverse fonti, e insomma pare che finalmente il mio lavoro abbia preso una direzione. Perfino Kremer mi ha scritto e mandato link (forse) utili.
Tuttavia mi è tornato alla mente l'ottimo Ragionier Ugo quando oggi nella biblioteca della Sezione Parchi, già intentissimo a leggere astratti e sommari di opere per capire se e quanto mi servissero, mi arriva la bibliotecaria che, avendone trovati altri (sempre piuttosto voluminosi) me li scarica davanti a mo' di muraglia cinese. Presente nel film quando l'avvenente (sì va bè) Signorina Silvani approfittando dell'infatuazione del Nostro gli lasciava da sbrigare anche le sue pratiche (sommergendolo, visto che già di suo ne aveva una caterva), per andare a prendere un caffè con l'odioso Calboni? Ecco.
Oddio. Non proprio. Primo: io non avevo nessuna infatuazione... capirai: la tipa sembrava un po' la Prof.ssa Emiliani coi capelli sciolti..
Secondo: tutta la roba che arrivava non era per me un fardello come nel film, ma anzi era bene accetta. Eccome.
Però per il resto la scena era simile.
Altro particolare fantozziano: da tre giorni piove che Dio (o chi per Lui) la manda. Per di più soffia un vento porco e le gocce che ti cadono addosso son gelate. Beh, non è che sia uno scandalo: in fondo anche da noi la primavera è piovosa, e Baires è nota per la sua umidità quasi quanto per il Tango. Di norma le mattine son sempre fredde o freschine ma dalla finestra già lo vedi se poi sarà o no una bella giornata e quindi ti regoli sul vestiario. Di norma, già.


Oggi: Mi alzo presto. Guardo fuori. Sole pieno. E caldàzz già di primo mattino; "Beh, questo è un calcio di rigore: se fa caldo ora chissà poi..."

Esco in maglia e senza giubbino. Biblioteca. Libri. Fotocopie. Percorso netto.
Mi infilo in un caffè (spluf) dentro una galleria commerciale, e mangio un panino. In tv un dvd di un superconcerto dei Pink Floyd.
(*A proposito: so di scoprire l'acqua calda ma..cazzo son bravi! Non li avevo mai ascoltati..mo' mi scaricherò un po' di roba loro..)
Esco dal caffè mettendomi gli occhiali per fronteggiare il sole...che non c'è. Buio pesto, e piove che chi per Lui (o Dio) la manda.
Freddo e vento, e io non ho una madonna addosso... Grosso scherzo.
Si chiama "Sindrome di Perugia", termine accademico con cui si intende, secondo un mio illustre collega dell'Università L. Moggi di Torino, quella particolare congiuntura sfavorevole per cui piove sempre quando non deve.
Torno a casa. Tutto tranquillo: la tognina oggi se la mena, il tognino ha il caghetto da stanotte (x fortuna ho il sonno pesante), e i galletti...boh...sacagnano tra loro in francese concetti inarrivabili... cantano La Vie en Rose, mangiano baguettes e si tirano testate sullo sterno a vicenda (questo però solo quando stanno ai supplementari).
Insomma, stereotipi a parte tutto abbastanza nella norma, se eccettuiamo che Cloé (la 7' inquilina) è tornata col suo moroso dal viaggio a nord, e sembra ok..non l'ho ancora inquadrata ma in attesa di starle sul cazzo mi lascia usare il suo computer!
Mi faccio da mangiare. Stavolta esagero: farfalle al salmone...Pauline (l'unica abbastanza fiondabile), che già altre volte aveva gradito la mia cucina, mi prega con occhioni da Siamese (il gatto, non i gemelli) di fargliele assaggiare...estasiata si concede una seconda forchettata...
Oddio, va bene che un attestato di superiorità (in qualsiasi arte o sport) da parte transalpina è doppiamente dolce e soddisfacente (chiamiamolo Revanscismo post-wiltordiano, o Vendetta di Di Biagio...comunque GASA!), però non è che io ai fornelli sia da Cinque Stelle...!
Sul mio personalissimo cartellino (Citaz. Rino Tommasi), 'sta pasta cuoce male e si attacca come fosse Siamese (i gemelli, non il gatto), ma a lei è comunque piaciuta da morire...
Ma insomma si può sapere che cucinate in Francia?!? Purpètt' e mmerda?!?


(Citaz. D. Abatantuono)
In ogni caso va sempre bene prendere una donna per la gola... chissà!!
Ma meglio non farsi illusioni né prendersi troppo alla lettera.
Con ogni probabilità anche lo Strangolatore di Milwaukee, al secolo Ted Bundy, si giustificava dicendo così.

lunedì 2 ottobre 2006

Un popolo e il suo Re

Innanzitutto grazie Ingrid e Bito per gli incoraggiamenti... non cadranno nel vuoto. Promesso.
Dopo una settimana un po' underpressure mi sono concesso un tranquillo weekend di distruzione. Di venerdì già sapete. Ero col crucco e JFK a casa di Albano, e mi sono divertito davvero: avevamo appuntamento per un asado in compagnia il giorno dopo (NB: se non sapete cos'è l'asado; o siete vegetariani oppure non siete degni di leggere la Mia Parola...), ma poi è saltato. Tanti auguri, organizzazione argentina, sapete com'è.
In compenso Simone (NB: in tedesco Simon = uomo, vs. Simone = donna..non fate confusione, eh), la mia coinquilina tedesca in un innaturale gesto di carineria (cortesia, simpatia, porcod**, va-ffa-ncu-lo!
Cit: San Germano Mosconi da Verona) mi invita a prendere parte a una festa in un appartamento dove vive Jérémie (amico suo) e altre 10 persone..

Mmmmhhh...se ognuna di queste invita qualche amico, e questi a loro volta fanno tutti come Simone (invitando anche amici di amici) verrà fuori un girone dantesco - penso tra me e me... Gialosapevoloimmaginavotelodicevononmisbagliavo (Cit. M. Pezzali). Brava Simone. Forse non ti sono così antipatico.
Penso. Ci sarà pure della brenta.. Mi preparo. Sì. Sono bello. Esco. Prendo una birra per non presentarmi là da cafone. Arrivo verso l'una.
La festa, nel barrio di Balvanera, va oltre l'immaginato. Un casino infinito. Band dal vivo, parecchia bebida ma soprattutto tanta ma tanta ****.
A un certo punto, dopo qualche ora di amabili chiacchierate con uomini e donne, stranieri ed italiani (sì, ce n'erano diversi), torno sincero con me stesso e mi rendo conto che ce n'era troppa.
Voglio dire: se metti un italiano in un posto così è come tirare una bomba-carta a un irlandese; sai a cosa vai incontro.
Così passai al contrattacco, e ben presto ci fu chi dovette arrendersi allo Shogun Mizokunimito (questa la può capire solo Ste...Vecchio, ricordi?)..

Ma il meglio doveva ancora venire. Domenica (ieri): Io e Simon pranziamo e ci prepariamo per il Clasico. Temiamo il pacco per qualche minuto ma poi passano a prenderci (faceva parte degli accordi), e si va a la Cancha.
Avevo già visto lo stadio La Bombonera, ma da vuoto, e ovviamente non fu la stessa cosa.
Boca Juniors - Vélez Sársfield. 9' giornata di Apertura. Boca solo al comando della classifica ma le inseguitrici incalzano.
Noi arriviamo presto e lo stadio non è ancora pieno. Giocano le giovanili, nel frattempo, e io mi metto a parlare con un medico italoargentino che tifa Boca, e ha con sè il figlioletto - mio omonimo - che tifa Vélez!! Imperdibile..
(Chissà se succedesse a me!! Ma mio figlio non nascerà mai milanista, perchè tanto io e mia moglie faremo pure delle ecografie, e se vedo che il feto non ha sviluppato subito la Gobba la faccio abortire!)


Partita. Lo stadio finalmente è pieno (ma pieno pieno). Il Vélez gioca strameglio, Boca deludente. Quanto ci mancano Pato Abbondanzieri, Flaco Schiavi e soprattutto il mister, Coco Basile...

27': Calcio d'angolo del Vélez, Pellegrino salta, gli altri no. Gol. Poco dopo, Castromán (ex Lazio.. x gli ex forlivesi è quello che ha fatto rompere la bottiglia a Marolla nel derby del 2001) fa impazzire la difesa del Boca. Punizia. Zárate salta solo, difesa immobile e 0-2 al 34'. Per di più sto portiere non mi convince... MEGLIO ABBONDAnzieri..(Semicitaz: Speciale Cinema)
Poco dopo Boca in 10 uomini e fine primo tempo. Disastro. Ma i tifosi de La Doce (trad. "il 12' Uomo") non la smettono mai, e non fanno nemmeno polemica. Anzi, incitano da morire. Come fai a non vincere con dei tifosi così?
Fiacca, devi iniziare ad interessarti a questa tifoseria, è l'estrema espressione di tutto quello che ti esalta in una curva.. ci potresti addirittura fare un'altra tesi!
Il bello è che musicalmente, le canzoni sono le stesse del Mantova...solo con UN PO' più di carica (ma giusto un po', eh..)... Tipo: il portiere avversario rinvia: invece di "Oooooohh..Cül Rót Mars" la curva esplode un "Oooooohh..Puto!" più forte e diretto. Poi avete presente la canzone sulle note di Meu Amigo Charlie Brown di cui i bigetti rivendicano forse anche la paternità..? (Ohh.. perchè tifo Mantova - Mantova-a)
Qui la fanno così: stessa musica con
Oooohh Nosotros Alentamos....
Pongan Huevos - Que Ganamos..
Cioè: Noi tifiamo. Voi metteteci i coglioni - Che vinciamo. Molto meglio, mi pare. E poi l'avranno fatta per 5-6 minuti consecutivi SENZA SMETTERE MAI DI CANTARE.. non sto scherzando. (e perdevano 2-0!)


Secondo tempo.

56': Espellono anche uno del Vélez. Entrano due ragazzini nel Boca, e la partita cambia. Traversa del Loco Palermo. La squadra si sveglia.
68': Azione convulsa e gol di Gago (una specie di Pirlo giovane e più simpatico), mai segnato un gol in vita sua: 1-2. Boato.
Il Boca insiste.

75': Accelerazione di Palacio, che il Ghero giustamente già l'anno scorso aveva notato, e bruciante 2-2. Impressionante (Citaz. Bago) l'onda di persone oro-blu che si riversa dalle gradinate alla recinzione.
Anche il Diego (stavolta è lui per davvero..non un sosia!), barba lunga e camiseta del Boca addosso, dal suo palchetto riservato, si sveglia e inizia a sbraiare contro tutto e tutti, come solo lui sa fare, ad ogni azione.
88': L'esagerazione: sospinto da un tifo assordante che fa tremare secondo e terzo anello come se passasse una mandria, il Boca segna di nuovo. Ancora Palacio, davvero un bel giocatore. Stavolta però viene giù lo stadio, e non si capisce più niente...! Dietro di me il papà esulta mentre il bambino del Vélez piange: suo padre lo deve consolare, e pur ridendo per lui la vittoria è... solo metà. Una scena bellissima e soprattutto vera. Guardatevi (qui di seguito dopo il testo) la foto dei due dopo il gol e fatemi i complimenti per quanto sono bravo.
Il Diego impazzisce e con lui tutti quanti. Finisce la partita ed è festa. Se il Boca ha vinto, i tifosi hanno stravinto (bravi anche quelli del Vélez..non mollano mai).
E così la giornata non poteva che chiudersi col solito coro, immancabile: "Ooooe.. Oe Oe Oe.. Die-go, Die-goo".


Lo ammetto. Mi ha emozionato.
Lo cantavamo TUTTI.
Ed il Re dal suo palco rispondeva: si sporgeva e come sempre roteava una sciarpa, raccogliendo il tributo della Sua Gente.

Immenso. E felice.







domenica 1 ottobre 2006

La gamba l'è 'tac al pé...

Ieri sera io e Simon abbiamo incontrato di nuovo Javier, il ragazzo con cui eravamo usciti una settimana fa.
Dopo una birra e un po' di cibo in un pub andiamo a casa di un certo Albano (sì, si chiamava così, ed era cosciente dell'esistenza dell'omonimo Carrisi...); e lì conosco alcuni amici di Javier, tutti argentini, davvero forti. Serata impeccabile, diciamo un sacco di cagate e si ride.
Ma quello che è veramente da raccontare è successo prima di arrivare da Albano: cercando di rispondere ad una domanda che non aveva risposta, questo Javier Francisco Kussrow (sì, di iniziali fa JFK.. non male), argentino con origini russe (o qualcosa così) mi fa:"Eh por qué.. por qué.. perchè la gamba l'è 'tac al pé..!"
Come dire:"Sì, insomma, è così e basta.."

Capite la straordinarietà della cosa? Un argentino mi sfodera a freddo una perla di dialetto del nord Italia..dicendo che glielo diceva sempre sua nonna, che era svizzera (presumo del Canton Ticino). Sono a Buenos Aires e mi sento rispondere come potrebbe farlo mia nonna a Suzzara.

Da Oscar.
Oggi, poi, sono tornato al mercatino gigante di San Telmo, che si fa ogni weekend. Bello. Fa quell'atmosfera a metà tra Porta Portese e la Montagnola... e nelle zone a parchetto bambini e adulti giocano insieme a pallone.. avessi avuto i pantaloncini mi sarei intromesso, giuro.

Ah, comunicazione di servizio: gente, grazie di scrivermi qui sul blog, ma x favore firmatevi; io da qui non vedo l'indirizzo o l'ID di chi scrive!!
Altra precisazione: la manifestazione di cui parlavo nella pagina scorsa, pur indirizzata al menzionato López, altro non era che la tradizionale uscita delle Madri della Plaza, l'associazione in cui in origine stavano le vere madri delle vittime della dittatura. Se non ho capito male, addirittura dagli anni settanta questi manifestanti si ritrovano in piazza ogni giovedì.. niente di insolito, perciò.
Ulteriore puntualizzazione: oh ragazzi.. forse vi ho fatto capire male io.. ma non è che sto nuotando nella gnocca, sia chiaro: in casa l'unica piuttosto buona è Pauline; la tedesca è nella norma (e alterna simpatia a ingodibilità), mentre le altre 2 francesi..ecco beh... NNNNNO! (Cit. M. Bettoli)
Ecco, insomma, non gasiamoci più del dovuto!! (le foto le ho messe, e ci sono anche loro..le vedete, vero?)

Oppure, se vi va, gasatevi pure. Io continuerò a scrivere dando sempre un tocco di colore in più alle cose...
Perchè? Perchè sì.
Anzi.
Perchè la gamba l'è 'tac al pé..!" (Cit: J. F. Kussrow)