Non mi troverete mai

* Blog in fase di aggiornamento... scusate il disordine (e la presenza di alcuni post...ancora vuoti!)

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Sono sempre stato un curioso, un bastiancontrario e un rompicoglioni. Quando verso gli otto anni gli altri bambini iniziavano a dubitare dell'esistenza di Babbo Natale, io ero talmente più avanti da essere scettico sul fatto che potessero esistere "i genitori". Fossi nato nel '500 probabilmente sarei stato un esploratore, o un navigatore, o anche solo un mozzo o un vagabondo. Fossi nato in un futuro tipo Star Wars sarei stato una specie di Han Solo o, alle brutte, un Wookie poco peloso. Sfortunatamente sono cresciuto in un'Italia dilaniata da Vespa, dalla De Filippi, da Pippo Inzaghi. Ma sto cercando di uscirne. Ogniqualvolta l'avventura tornerà a fare visita alla mia vita, questo blog avrà qualcosa da dire. Forse.

mercoledì 29 novembre 2006

Guidato dalle Stelle

Salta (capitale della provincia omonima), 29 novembre.
Dopo l'ottimo weekend boliviano lunedì mattina arrivo in città per completare la mia ricerca. Non mancano moltissimi dati.
In stazione a La Quiaca avevo conosciuto Aprila, slovena mia coetanea, anche lei per tesi in sudamerica, che stava viaggiando verso l'Argentina con sua zia, fotografa. La ragazza, simpaticissima, e con gli occhi di Fairuza Balk (che non guastano mai), parla l'italiano meglio di me... così mi unisco a loro e andiamo nello stesso ostello.
Tempo infame, però. La stagione umida ha aperto le danze. Io comunque di turismo non è che ne possa fare tanto.. mi aspettano tre giorni di ricerca matta; peccato per loro due semmai, che comunque decidono di fermarsi solo un giorno e mezzo, per poi fare rotta per l'Iguazú...convinte dalle mie bellissime e professionalissime foto (e se lo dice una fotografa professionista ho di che ingassarmi...).
Si avvicina l'epilogo, e come sempre in questi momenti, uno si guarda in tasca per fare il punto.
Tempo di bilanci, dunque.
La mia tre giorni salteña prevedeva un rastrellamento spietato di uffici e istituzioni... diciamo pure che contavo di completare il famigerato "Album Panini"... Prima tappa: l'ambito sanitario.
Chiamo una dottoressa che mi aveva raccomandato un'altra sua collega conosciuta a Tucumán (once again...), lei mi risponde e con una gentilezza spiazzante mi invita a chiacchierare con calma a casa sua... A CASA SUA?!? "Lei non è di questo pianeta, vero?" - stavo per chiederle - Ma poi finalmente mi faccio la domanda giusta.
- Non è che per caso è dalle nostre parti, piuttosto, che dottori e professori se la menano infinitamente, del tipo che tu gli parli e loro non ti cagano?
- Non è che forse è dalle nostre parti che quando parli con loro puoi anche dirgli che ti chiami Sucaminchia Pannunzio e che studi "I dolori reumatici degli invertebrati" ma tanto loro non se ne accorgono perchè neanche ti ascoltano?
- Non è che magari se fosse come qui anche da noi faremmo tutti una vita migliore, a cominciare da noi studenti?
A voi l'ardua sentenza. Io ho solo posto "le domande giuste". La risposta azzeccata mi piace lasciarla sottintesa. Come sempre.
Comunque vado a casa sua e mi accoglie a braccia a aperte, mi presenta la sua famiglia, e per di più è una donna di quarant'anni di una bellezza incredibile. L'incontro si rivela proficuo, così come tutta la tre giorni di ricerca (ambito forestale e agrario inclusi). L'album è quasi completo.
La mattina del mercoledì devo solo incontrare il prof. Zaidenberg, un noto esperto di epidemie tropicali per avere il suo parere, e lo ottengo. Bene. A 'sto punto mi mancherebbe solo il prof. Ripoll, per un'intervista similare ma anche complementare alla prima. Poi va bè, ci sarebbe il dr. Salomón (per il quale lavorano Gabriela e Pablo... vi ricordate di loro?), luminare di stirpe che darebbe ulteriore lustro alla mia tesi, ma né i due ragazzi né nessun altro che lo conosca ha più notizie di lui da settimane, da quando si è addentrato nella giungla... del tipo "in una foresta sto e tanti amici ho" (Citaz. un cartone del cazzo di quando eravamo piccoli, di cui non ricordo il titolo ma so che la sigla faceva così).
A lui ormai ci avevo rinunciato, così penso piuttosto a concludere con Ripoll e buonanotte: niente Tris, mi accontento di una coppia d'Assi, sperando basti.
Lui è di Jujuy, ma lassù non l'avevo trovato perchè era di viaggio a Buenos Aires.
Due le opzioni:


A) ROTTA SUD: incontrarlo un po' al volo nella capitale (ritornando quindi di corsa, per beccarlo giovedì o al più tardi venerdì), ma col rischio che non abbia con sè i suoi documenti, saggi e lavori (che verosimilmente stanno nel suo ufficio a Jujuy), dopodiché andarmene ancora più a sud... verso le meraviglie naturali di quelle parti del paese, che da sempre sogno di vedere. E cercare di fare in modo che il prof. mi invii poi la roba per mail.
B) ROTTA NORD: tornare a Jujuy, aspettare un weekend (da inattivo) e beccarlo il lunedì nel suo ufficio, con molta calma tanto per quella data qualsiasi viaggio al sud poi mi diventerebbe impossibile.
Vorrei avere l'uno e l'altro, ma non si può. Il mio tempo qui sta per finire, ed è tempo di allineare le mie priorità. Sud o nord? Nord o sud?
E qui entrano in gioco le Stelle.

Dovete sapere che vedere il sud del paese per me rappresenterebbe molto di più di un semplice itinerario turistico. Laggiù ci sono posti che sogno di vedere da molto tempo...
Precludermi questa possibilità mi scoccerebbe parecchio, così dico: SUD!
Dopo essermi fottuto il cervello per un pomeriggio sul da farsi opto per la rotta australe: in fondo con la tesi sono a buon punto. Chiamo il prof. e, smentendo la mia precedente telefonata, mi metto d'accordo per giovedì a Baires, e lì dovrei mettere il sigillo sulla tesi.
La tesi, già... c'è una cosa che non sapete a proposito. Quando a ottobre inoltrato stavo andando in Cile con Simon, ero abbastanza ridotto alla sassata (Citaz. Bito & la scuola faentina)... non sapevo bene a chi rivolgermi e speravo solo che una delle mie piste decollasse... Mi trovavo a Six feet from the edge, citando quella canzone dei Creed che tanto mi piace (One Last Breath... scaricatevela se non la conoscete).
Così durante il viaggio d'andata per Santiago, mentre ero assorto nell'osservazione del meraviglioso cielo australe, quando vidi sfrecciare una stella cadente di dimensioni ciclopiche (cosa tra l'altro che a me capita davvero di rado di vedere!), mi venne spontaneo desiderare che fosse proprio la mia tesi a migliorare.
Lo so. Avrei dovuto desiderare forse la pace nel mondo, o la salute mia e dei miei cari, ma si sa... a volte non c'è tempo per pensare, e poi forse le stelle cadenti ci stanno apposta per i desideri. Non per i miracoli.
Beh... il resto è storia. Neanche due giorni dopo, la sera prima di ritornare a Baires, mi era già arrivata la storica mail di González, che invitandomi a Tucumán avrebbe cambiato tutto. Incredibile, no? Ma c'è di più.
Tornando al presente, succede un altro fatto insperato (e insperabile). Mi chiama Zaidenberg (a cui per mero scrupolo avevo lasciato il mio numero), e mi dice che aveva appena sentito l'Impertrovabile Salomón, il quale era tornato -vivo- dalla giungla ed era interessato a parlare con me... nel suo ufficio a Buenos Aires!!!
Capite? SENZA SAPERLO avevo scelto l'UNICA opzione che mi avrebbe consentito di incontrare entrambi i.. capoccioni! Già, perchè fossi andato a Jujuy, poi, il lunedì dopo chissà dove sarebbe stato l'Inafferrabile Salomón..! Due piccioni con una fava... e che fava (la mia... la conoscete tutte, no ragazze?)... E soprattutto... Tris d'Assi (contando i tre prof.)! (ve l'avevo detto che ora avevo in mano carte migliori...e il croupier è già lì che si frega le mani aspettando la mancia!)
Ho scelto il sud. E ho scelto giusto.
E volete sapere in che direzione stavo guardando sul pullman per Santiago, mentre passava la Stella
che avrebbe cambiato il corso degli eventi? Proprio là, già. Stavo contemplando la bellezza della Croce del Sud, tanto nitida che passando il pennarello sul finestrino avrei potuto unirla tipo Settimana Enigmistica. Ma sarebbe stato un peccato.
Ancora una volta nelle Stelle stava scritta la rotta giusta da seguire.
Fu un po' come quando quattro anni fa in Canada, viaggiando solo, ho passato uno dei giorni più belli della mia vita semplicemente seguendo l'improbabile cammino dettatomi da un bel sogno che avevo fatto anni prima, e che volli realizzare (molti sanno di che parlo).


Probabilmente tutto questo è frutto della casualità (come lo fu allora, in Québec)... così come era per puro caso che il mio finestrino su quel bus (che viaggiava verso ovest) fosse quello di sinistra (e quindi rivolto a sud)...
Puro caso, dunque.

Ma che bello se invece non fosse così...

domenica 26 novembre 2006

Diario in Bolivia

Tupiza (Bolivia), domenica 26 novembre.
Alle 2 e mezza ho già la corriera che ripercorrerà a ritroso il percorso fatto per arrivare fin qui, per poi arrivare a Salta, dove spero di procedere al meglio con le ricerche. I contatti li ho già, in teoria. Vedremo.
Mo' devo cagare... torno tra un po'.
(...) Sfloosh...




Oh, arieccomi... ne ho approfittato anche per mangiare un boccone nell'unico ristorante italiano all'estero dove si mangia davvero simil-italiano (o comunque bene), e dove ieri peraltro ho incontrato una coppia di bergamaschi miei coetanei davvero alla bona...a proposito, da quando il Fiacca mi ha iniziato al filoatalantismo pare che abbia un feeling tutto particolare con quelli di Bèrghem... mi sembrano tutti simpatici!


Passo indietro. Eravamo rimasti a Jujuy... dove il venerdì mattina già avevo finito i miei impegni. Tutto abbastanza bene, devo dire. Ora mancano i dati di Salta, ma ho pensato: "visto che venerdì pomeriggio, sabato e domenica è tutto chiuso anche là, tanto vale che mi faccia un weekend cazzuto..."
Così ho preso l'autobus per La Quiaca, estremo nord della Repubblica Argentina, e confinante con la sua gemella boliviana, Villazón.
Già subito dopo la frontiera, nel farmi timbrare il passaporto e nel cambiare un po' di soldi (che si chiamano bolivianos.. fantasia portami via...), ho esperito la leggendaria (d)efficienza locale coi clienti.. non credo lo facciano di proposito, solo diciamo che "lavorare non è il loro lavoro". (Autocitaz.)
Però non sono antipatici, anzi, tranquillissimi (proprio qui sta il problema!).


Altro autobus per Tupiza (2 ore a nord), dove pare sia vissuto (e ora sepolto) quel Butch Cassidy su cui hanno fatto il film western.. non che me ne fregasse molto di tutto ciò, in verità, senonchè ho fatto 2+2 pensando che i paesaggi da Far West mi hanno sempre gasato. Arrivo, colaziono (licenza poetica sequestrata), mi riposo un'oretta e mi metto in pista: il mio corpo gridava vendetta, ma quando sono carico di testa il "suo" parere è irrilevante.
Così salgo sopra un cavallo e mi infilo tra i canyon.
Mi accompagna Héber (o qualcosa del genere), cinno dodicenne che però galoppa come Terence Hill. Qui imparano presto, ma poi a pensarci bene alla sua età anch'io ero un mezzo campioncino.. adesso però la mia preparazione atletica è a livelli Bobovieri... comunque gli stavo dietro abbastanza bene.
Paesaggi davvero da Sergio Leone. Credo che le quattro zampe siano in assoluto il mezzo migliore per goderseli gasandosi. All'inizio si era pure rannuvolato, con tre gocce tre di pioggia, ma ben presto il sole si sarebbe rifatto con gli interessi. Il primo canyon si chiamava Cañon del Duende, e ci entravi passando per una fessurina nella roccia rossa davvero suggestiva. Dentro era infestato da capre pressappoco domestiche in libera uscita. Lì incontro due ragazzi, pure loro a cavallo: lui, irlandese senza il dono della lingua spagnola; lei, inglese, 31 anni-ma-non-li-dimostro, piuttosto appetibile, soprattutto quando sottolinea con un pennarello spesso quattro centimetri che "io e lui siamo solo amici".
Mi vengono gli occhi alla Schillaci.


Esce il sole, e facciamo una parte del tragitto insieme. Al che decido di fare un po' la rockstar...
Punto primo, fa caldissimo, e io mollo le redini denudandomi da vero itagliano.
Come seconda cosa, mi cade (per caso, giuro!) la similfrusta (rudimentale, eh... era un ramoscello strappato per strada, o, come direbbe Pasquale del Grande Fratello: "È UN RÀAAM" ... Ste, ricordi?), e siccome vedo che ce li ho dietro di me, faccio il fenomeno: scendo in corsa, lascio andare il cavallo, corro a raccattare l'indispensabile arbusto, RINCORRO l'animale, ci rimonto alla bersagliera e faccio la differenza. Brividi a quaranta gradi sotto il sole.
Purtroppo dopo un po' la tipa e gli altri (erano in gruppo, mentre io, torello, ero in solitaria) cambiano percorso. Mannaggia... chissà... magari... Ma mi resta la soddisfazione di aver fatto il Jimmy (ndr: = Jimmy il Fenomeno, di Drive-Iniana memoria), e di averlo fatto bbbène.
Polvere siamo e polvere torneremo.
Nel frattempo... Superstar. (Citaz. L. Bianchini, Ti seguo ogni notte)


Il cammino prosegue per il Cañon de los Incas e la Puerta del Diablo. Sì, qui coi nomi non scherzano.
Non so quanti chilometri avremo fatto, ma in cinque ore (con tratti al galoppo) credo parecchi.
Rientro e sono divelto, culo a brandelli e ginocchia ridotte che neanche Robi Baggio a fine carriera...

Ma ne è valsa la pena.
Qui ne vale sempre la pena.
Questi posti non ti deludono mai.
E se ti deludono, forse, è per colpa tua.

giovedì 23 novembre 2006

Piva guida i taxi e il Berna costruisce tombini

San Salvador de Jujuy (Prov. di Jujuy, Argentina).
Sono arrivato qui martedì da Tucumán, che ho lasciato, stavolta, credo definitivamente. Tutto abbastanza nella norma... ho salutato la Fundación e González, ringraziandoli, e anche Dolores.

Si volta pagina.

La sera di sabato scorso, rincasando, fermo un taxi, e... sorpresa delle sorprese: chi ti trovo al volante? Ale Piva. Alto, magro, camicia di jeans con maniche fatte su, capello nero e lungo, pizzo anch'esso nero, e faccia uguale ad Ale. Teneva il microfono con cui i tassisti comunicano tra loro appoggiato sul suo sedile, giusto in mezzo alle cosce...contro il pacco; così ogni volta che rispondeva sembrava che si ravanasse nei Paesi Bassi (o nel Benelux, volendo essere più generici...). A stento trattenevo le risate, soprattutto per la somiglianza con Ale... da un momento all'altro mi aspettavo che mi attaccasse con un: "Ehi Vecchio...", e invece, stranamente non successe. Presto metterò la foto di questo finto Piva... vedrete... è incredibile (*vedi foto in questo paragrafo).

Arrivo a Jujuy martedì pomeriggio, come detto, per cercare informazioni per la tesi... cerco l'hotel (economico) consigliato dalla guida, lo trovo e..."Scusi quanto costa qui a notte?" - "Cento pesos" - "Eeeehhhhh?? - "Eh sì, abbiamo UN PO' cambiato gestione... ma su molte guide figura ancora il listino vecchio".
Grosso scherzo. Fa niente. Ne trovo un altro abbastanza bazza: costa poco ed è molto meglio della topaia in cui stavo a Tucumán!
Parcheggio le mie cose, e mi metto alla via per la ricognizione: molti posti da vedere nei prossimi giorni, meglio quindi già fissare nella mia testa DOVE stanno, così risparmio tempo. Durante questo giretto, incappo per caso in un tombino. Di norma non è certo una delle cose che guardo in una città... ma sopra questo ci stava scritto "Calefacciones A. Bernasconi" o qualcosa di simile... Berna è inutile che ti camuffi mettendo una "A." che non ti appartiene... ti ho sgamato e basta...! Ma che ci fa un Bernasconi a Jujuy?
Come vedete, dopo Ale-tassista, anche Berna-tombinista... molte sono le cose che mi ricordano casa mia. Questo però non significa che abbia voglia di tornare. Ora devo dare una vueltita qui al nord.. (già Jujuy ha partorito qualche informazione utile ed interessante per il mio lavoro... poi andrò a Salta, credo), e magari faccio anche un giro in Bolivia, 'sto weekend, che tanto dovrei essere "disoccupato": ho sentito di alcune cittadine boliviane interessanti, come Potosí, Tarija, o Los Toldos...
Los Toldos, in particolare, che sta però prima della frontiera, ha attirato la mia attenzione per il curioso nome: pensate che in spagnolo significa (letteralmente) "Portieri incerti sulle uscite e non irreprensibili sui tiri dalla distanza".
Chissà... magari ci vado e mi piace.
Ieri giornata pienissima e ricchissima di informazioni... oggi beh... diciamo un po' meno...! Per di più ha diluviato (per la prima volta dacché sto a Jujuy) fino a un secondo fa, e questo certo non aiuta. Ma il vero problema oggi era che il presidente Kirchner era in visita proprio qui a Jujuy (nb: elettoralmente, al nord i Justicialisti vincono sempre), e la città, uffici a me utili compresi, era letteralmente paralizzata dall'evento...Bella roba...

Oh... a proposito di presidenti: certo saprete che in questi giorni Barbara Bush, figlia del presidente George Texas Ranger Bush, è stata rapinata a SAN TELMO (!!!) mentre era in visita (turistica) per la città di Buenos Aires...
Lo so che pensate: ma è troppo facile. Ho un alibi di ferro. Non sto a Baires (e quindi nel mio appartamento di San Telmo) da martedì scorso! Un po' sono orgoglione che il "mio" quartiere abbia spennato quell'oca, ma vi assicuro che sono pulito. No come quando a Roma hanno centrato Berlusconi con un treppiede da cinepresa e CASUALMENTE in quei giorni Ciccio Cantoni era in vacanza proprio nella Capitale... vergogna... le cose si fanno o bene o niente! E l'alibi è la prima cosa da costruirsi.
Mi è venuto da ridere perchè l'incidente alla Bush ha fatto parlare di sè per un tg intero... ma si può?

Sono cose che succedono, in tutto il mondo... specie ai ricchi. E poi figurati te se il povero cristo che l'ha derubata si è fatto il viaggio di pensare "Ah ma questa è la First Daughter..." S'è preso la borsa e punto.
Cazzo gliene frega a uno che sì e no ha da mangiare se la figlia di Bush è in visita alla sua città...?
Un consiglio a tutti coloro che, scandalizzati dal fatto increscioso, vogliono adoperarsi perchè non si ripeta. La soluzione ce l'ho io.
Ognuno resti a casa propria.

O chi vuole viaggiare, se gli capita una disavventura, che non rompa i coglioni.

venerdì 17 novembre 2006

Puntualizzare il puntualizzabile

C'è chi ha parlato di "una vena di sarcasmo" riferendosi alle mie recenti considerazioni sul calcio italiano.
Definizione inappropriata.
Io parlerei invece di "un'ARTERIA di CATTIVERIA", e al diavolo la diplomazia.
Ma vi rendete conto che c'è chi ha parlato (in un noto e roseo quotidiano sportivo) di Juve come "una squadra adesso più simpatica a tutti", oppure di "operazione simpatia" in casa bianconera...?!?
Brutte merdeeee!! Mo' quando torniamo su e nel giro di un paio d'anni ricominciamo a spaccare culi lo vedete come siamo simpatici!
Dovete odiarci, come noi odiamo voi.
Questo è lo spirito sportivo giusto. L'unico approccio possibile al calcio in Italia dopo le maialate nei tribunali di quest'estate. Nel gelo antartico della serie B l'ODIO è l'unica cosa che mi scalda la fede.
Credo di essermi spiegato.

Ma torniamo a Tucumán.
Sono arrivato ieri mattina dopo un viaggio non proprio confortevole. Diciamocelo pure: per una volta che ho voluto risparmiare, facendo il rabbino sul prezzo del pullman, sono stato punito. Le corriere semicama (cioè con i sedili QUASI orizzontalizzabili) vanno bene per i viaggi di lunghezza umana, ma non per coprire le 15 ore che separano Baires da Tucumán. E così mi è toccata una specie di "viaggio della speranza" alla senegalese maniera, che ha lasciato il segno.
Arrivato a destinazione, appena sceso dal pullman, così pronti via, mi ritrovo una tosse importante come compagna di viaggio, tanto per cominciare. A cui seguono spossatezza, dolori articolari e apatia. Meglio non fare gli sparagnini sui viaggi lunghi, allora... anche perchè la differenza di denaro non è poi così grande. Lezione recepita.
Così ieri parlo subito con González, ottengo il "mandato" scritto e firmato per chiedere le ultime cose che mi mancano.
Problema.
Due delle tre aree tematiche che devo coprire si trovano a Salta e Jujuy, ma questo già lo sapevo. Un problema alla volta, quindi: prima finiamo il lavoro qui a Tucumán, dopodiché mi muoverò di nuovo.
Vado dove devo andare: tutto ok ma mi dicono: "ripassi domani, che avremo i dati pronti". Ievvabene. Ripasserò. Nel frattempo la condizione atletica peggiora. Fiacchissimo. Trovo l'unico sciroppo per la tosse CATTIVO di tutto il panorama farmaceutico mondiale e mi faccio qualche dose. Pare funzioni. Come sempre... le medicine buone non servono. L'ho sempre pensato. Ricordate da bambini che dramma quando si doveva prendere la Tachipirina? Faceva schifo ma funzionava. Ci fu un periodo in cui pensai alla possibilità di renderla più gustosa trasformandola in un cocktail da discoteca che avrebbe sfondato con l'originalissimo nome di Taquipirinha. Sarebbe stato l'affare del secolo, ma non se ne fece nulla.
Sì, lo ammetto. Ero un bambino pieno di idee.
Ma tornando alla mia salute, passo tutto il pomeriggio a letto e mi bombardo di aspirine, scongiurando con una guerra preventiva qualunque possibilità o sviluppo febbrile (sì, riguardo ai sintomi dell'influenza sono favorevole alla Dottrina Bush)...
Oggi già stavo bene. I miei anticorpi sono come quelli di Chuck Norris: "...non attaccano i virus; li caricano sul Pick-Up e li deportano in Siberia!".
Solo mi resta qualche dubbio sulla reperibilità degli ultimi dati. L'immagine che rappresenta al meglio i miei timori è quella di dover completare l'album Calciatori 2006 con le figurine di Zoff, De Sisti e Causio. Non una passeggiata. Per intenderci, gli archivi argentini spesso tendono a tirare drammatiche righe sui dati del passato, e questo potrebbe creare problemi: a me servono i dati dal '98 in avanti, e per questo nutro speranze. Oggi infatti ho trovato Zoff... ehm pardon: i dati epidemiologici sulla lesmaniasi del Tucumán... per De Sisti e Causio si vedrà.


Certo è che con l'aiuto della Fundación tutto riesce meglio... González è davvero ultra-gentile, e ho avuto fortuna ad incontrarlo.
A tal proposito, condivido con voi una mia riflessione che credo sia giusto trascrivere, anche perchè a volte "ricrederti ti fa onore", in particolare quando c'è una parte di autocritica alla base di una tua considerazione. Credo sia uno di quei casi.
Quando la commissione a Bologna decise di non sovvenzionarmi per il mio progetto mi arrabbiai moltissimo, e da buon italiano diedi la colpa a "qualcosa di oscuro che non si poteva vedere", in un impeto di interismo, come spesso si fa. Leggetevi il Prologo (il primo intervento di questo blog) così vi rinfrescate la memoria.
Forte del mio contatto con l'Università di Bologna - Representación en Buenos Aires pensai cioè di essere più che coperto, e di avere perciò le carte in regola per ottenere l'approvazione della commissione.
Beh oggi devo riconoscere che, col senno-di-molto-poi, un po' do ragione a chi non si fidò di quelle credenziali. Non dico che abbia trovato scarso appoggio nella mia università nella capitale, tuttavia del tema che sto investigando io, là non avevano proprio una mazza...! Io non potevo saperlo, e forse per questo non ho troppe colpe, ma credo sia giusto dire che me ne sono reso ugualmente conto.
Chiariamo una cosa: non ho ancora abbandonato l'idea che la scarsità di fondi e l'abbondanza di richieste abbiano influito sui "tagli" alle borse (molti amici miei, con progetti assolutamente validi hanno preso zero euri o comunque meno di quanto meritavano, forse...). Tuttavia, nel dubbio, voglio riconoscere che al momento della presentazione del progetto, probabilmente non ero in possesso sin dall'inizio del contatto più indicato per realizzarlo.
In sostanza, si fa strada in me l'idea di essere partito con in mano un Sette, un Jack, un Due, la tessera del Self-Video e un biglietto dell'Autoscontro. Solo poi, dinnanzi alle prime difficoltà, andandomene a Tucumán, ho urlato "Ne cambio QUATTRO!" e ho pescato carte migliori.
Volete sapere che carte ho in mano ora? Eh! Eh! Eh!.... curiosoni, non ve lo dirò mai...
Ma se per caso dal mazzo, invece di che so... un Kappa o di un Dieci, dovessi pescare Causio e De Sisti e completare l'album, una bella risata me la faccio!
Anzi. Ce la facciamo tutti insieme. E lascio la mancia al croupier.

martedì 14 novembre 2006

Corsivi diabolici per tragedie evitabili

Innanzitutto preciso che l'idea di mettere "Alla consolle Mimmo Amerelli" come sottofondo del blog non è stata mia. Anzi... con tutto il bene che posso volere a Luca & Paolo delle Iene (due comici fantastici, e per di più mi dicono che Luca sia uno dei miei molteplici finti sosia... però quella canzone lì, beh... anche no), spero che in questi giorni non si sia connesso nessuno, in modo da non sentirla! Beh devo ammetterlo: come scherzo è davvero straordiNevio, però mobbasta: mettici la canzone che ti avevo chiesto o vengo lì e mi faccio giustizia da solo.
Riguardo al titolo dell'episodio, forse i più attenti di voi già sanno da dove viene...
Detto questo, fine delle comunicazioni di servizio.

Qui nella capitale tutto bene, e vedo che anche l'Italia senza di me se la cava alla grande.
Mentre l'Inter continua onestamente a fare il suo onesto Campionato degli Onesti (buon per loro), mi tolgo il cappello davanti a un Milan davvero da sogno: era dagli anni d'oro di Ziege, Blomqvist, Dugarry, Bogarde e Reiziger che non ridevo tanto. Ma poco importa, così come non importa il mio averlo vaticinato già in tempi assai remoti... finché i Porci non escono di scena in Europa non posso dichiararmi tranquillo...e sappiamo bene che di mercoledì le Merdacce si trasformano.
Boh... staremo a vedere. In ogni caso io, dal mio esilio dorato d'oltreoceano, continuo a svolgere un'impressionante lavoro di propaganda e sensibilizzazione filojuventina con tutti gli appassionati di calcio che incontro (e trovandomi in Argentina non sono proprio pochissimi...). Ogniqualvolta qualcuno mi chiede (cioè sempre) che cosa sia successo quest'estate nel calcio italiano mi trasformo in una specie di cannone sparamerda e lancio strali ed invettive contro chi so io.
Solo una volta, allorché mi si chiese di fare qualche nome, tentai di nominare l'Innominabile: ma non feci in tempo a dire "guido r.." che già ero coperto di pelo nero e mi erano spuntate le zanne.
La cosa buffa è che tutti mi danno ragione.

Ma torniamo a noi, o meglio, a me.
Sabato sera i francesi mi invitano in una festa in un appartamento... e sorpresa delle sorprese (ma fino a un certo punto): quando arriviamo mi rendo conto che è lo stesso della festa di cui avevo parlato nell'episodio "Un popolo e il suo Re"... un appartamento che per comprensibili ragioni, viste le dimensioni delle feste che ci fanno dentro, ho ribattezzato "La Casa delle Libertà"... Festa non male anche stavolta, devo dire.
Diciamo pure che tutto il weekend è stato più che decente. Domenica sera teatro: io e Simon siamo andati a vedere lo spettacolo della compagnia dove recita Javier (JFK per intenderci), e sono stati bravi.
Inoltre siamo in parola per fare stasera quel famoso asado che non si fece la volta scorsa. Sono fiducioso ma anche disilluso riguardo alla organizzazione argentina (già adesso, in tempo reale, mi è arrivato un sms piuttosto sospetto...).
Speriamo bene. Se si farà, sono sicuro che sarà ottimo.
Dopodichè, domani me ne tornerò a Tucumán.


Ho fatto il punto della situazione, e ho scoperto che tutto sommato non mi mancano moltissime informazioni, per il mio lavoro. Però qualcosina comunque manca. Così non solo devo tornare lassù (e lo faccio volentieri, come ho già scritto), ma è probabile che debba spingermi fino a Salta e Jujuy per completare il quadro della deforestazione nel dettaglio.
Vediamo che succederà.

Ve l'ho detto: la "vita incerta" mi mancava troppo, e non ci ho messo troppo a prendere la decisione... se resto più di una settimana nello stesso posto senza soluzione di continuità pare proprio che mi scassi le balle...



Ha detto il dottore che non è grave.

giovedì 9 novembre 2006

Pablo è vivo

San Telmo, Buenos Angeles.
Sì, sono tornato.
Dopo due settimane e mezza a zonzo per il nord domenica scorsa ho deciso che era giunto il momento di far rivedere la mia brutta faccia ai miei coinquilini. Curioso come ultimamente scriva soltanto un intervento a settimana, ma... a volte non sono dell'umore giusto, o non c'è molto da scrivere. Oggi però sto bene, e ho voglia di farlo, anche perchè credo di non passarmela male (per intenderci, alla domanda "Come te la páset?" risponderei: "Col saón"... citando Stefano, Ale ed il trentino idioma).
Tucumán mi manca, chiaro, e con la città tutta una serie di cose.
No. Alt. Fermi: comincio da prima.
Sabato scorso. Dovevo passare dalla tipa per salutarla prima di partire, e l'ho trovata in...giornata-no. Nel senso che ci aveva un po' di storie sue e non era molto dell'umore. Al che ho fatto una cosa che di solito non faccio: pressato dal poco tempo a disposizione, e conscio che (almeno fino al mio prossimo giro nel Tucumán) per un po' non ci saremmo visti... le ho cacato i maroni.
Sì, del tipo daichepoinoncivediamo, approfittiamointantochesonqua, perchedicicosì... ho fatto un po' il "moroso terrone", per intenderci.
E se consideriamo che nessuna delle due condizioni menzionate mi apparteneva (oddio, la seconda soprattutto, ma nemmeno la prima!), inizio a credere che forse ho sb.. ho sb.. ho sb.. (Citaz. Henry Winkler, Happy Days).
Sta di fatto che mi spara un paio di concetti sgradevoli, ci alteriamo, e la conversazione assume i contorni di una seduta del Brogiesso di Bbbbiscardi. La serata non si conclude male, però. Andiamo a mangiare fuori in un locale con alcuni amici suoi davvero fortissimi. Beviamo e ridiamo, e vado a letto contento, tutto sommato.
Così torno a Baires. Non scoglionato, intendiamoci, però con la consapevolezza, forse, di aver cagato fuori dal vaso, e rendendomi conto che era un peccato. Mi propongo di scriverle una mail dove "confondere i miei alibi e le sue ragioni" (Rimmelsemicitaz.), e spiegarle un po' le cose a mente fredda, dopodiché... veda lei.
Faccia di me... quello che vuole.
Faccia di me... quello che crede.
Faccia di me... rda. (E. Iacchetti, Poesie Bonsai)


Ma torniamo a Buenos Aires. Riprendo la vita di prima, anzi no. Mi accorgo che adesso sono io che la vivo diversamente.
Reduce da una settimana movimentata e avventurosa mi rendo conto che ho bisogno di muovermi di più. Così prendo a correre ogni sera un'oretta nel Parque Lezama sotto casa mia, a San Telmo. Corro e penso, e per di più un po' d'esercizio fisico non guasta. Non sono ingrassato, credo (anzi), da quando sto qua, ma questa non è una buona scusa per iniziare ora.
Solo che non è tutto qui.
Diciamo che innanzitutto la mia vuelta al nord, oltre a farmi trovare dei dati per il mio lavoro mi ha anche dato idee nuove e - credo - migliori su come impostarlo e su come cercare i dati che mi mancano qui nella capitale. Gli uffici che ho proficuamente setacciato ieri e l'altro ieri a pensarci bene ce li avevo alla portata anche prima di andare a Tucumán. Solo che non sapevo bene come adesso cosa cercarci e come cercarlo. Ora sì.
Ma non basta. Cioè, per il mio progetto va più che bene, eh... no, è che sto parlando di me, adesso.
È che mi manca la vita incerta e avventurosa del nord. E non parlo di tipe, sia chiaro. No, c'era altro.
Svegliarti con alcuni impegni ed appuntamenti sull'agenda, uno di qua e un altro di là, ma non avere di fatto la più puta idea di quello che ti sta per succedere, e tuttavia sapere che in ogni caso ti piacerà.
Questo sì mi manca.
Sorrido quando nella mia testa rivedo l'istantanea di Gabriela, Flavia e Dolores che passano con la camioneta a pigliarmi (senza conoscermi, a parte Gabi) per andare ad Orán, e io mi presento veramente STOICOvić in bermuda, birrissimo smanicato d'ordinanza, barba discutibile e un'altrettanto opinabile capigliatura di vago sapore nedvědiano.
Maronna, se ero tamarro...
Però in una situazione come quella ero perfetto.
Mi manca tutto questo, e anche se Buenos Aires è una città fantastica, qui non posso sentirmi allo stesso modo.
È sorprendente come la vita ti imponga repentini cambi di stile senza preavvisare. A volte è difficile accettarli.
Solo una settimana fa, per farvi un esempio illuminante, mi sentivo Rocco a Praga.
Adesso, al massimo, Max Pezzali a Pavia.
Credo renda l'idea.



Concludo parlando di un ragazzo che ieri mi ha aiutato davvero un casino, forse risparmiandomi una caterva di faticosi viaggi e avventurosi spostamenti (... mannaggia a lui...) nei giorni a venire.
Pablo. Così si chiama.
Lavora al Ministero di Salute della Nazione, e l'ho incontrato l'altro ieri per la prima volta tramite un contatto creato (indovina dove?) a Tucumán. Ci eravamo accordati per incontrarci ieri e cercare tutto quello che necessitavo di un determinato tema. E così è stato.
Pablo mi riceve alle 4 e iniziamo la sessione di ricerca. Efficienza impressionante, ed è anche simpatico. Parliamo.
Nei nostri discorsi si aggregano anche altri dello stesso grande ufficio (sez. di epidemiologia), ed in breve il Ministero diventa un grande bar.
Solo che ridendo e scherzando tiriamo giù un casino di dati, e devo dire che sommandoli a quelli che avevo già trovato io all'istituto di statistica nazionale beh... mi potrebbero togliere molte castagne dal fuoco. (Ah, non c'entra un cazzo: nel frattempo la tipa mi risponde alla mail, che Pablo gentilmente mi ha fatto controllare dal suo ufficio, e sembra... tutt'altro che contrariata! Bene così)
Parlando e lavorando facciamo le otto e un quarto... lo stesso Pablo non se ne era reso conto! Doveva ancora spedire il suo resoconto epidemiologico giornaliero e la sua ragazza lo aspettava per cena! Grazie, Pablo. Forse per aiutarmi ti stai scavando la fossa da solo, ma per me sei un eroe.

Hanno ammazzato Pablo.
Pablo è vivo.

mercoledì 1 novembre 2006

È già mercoledì e io no

Cito un'opera di Alessandro Bergonzoni, perchè come sapete adoro questo tipo di aforismi che, anche se sintatticamente non vogliono dire nulla, in realtà dicono tutto.
È da circa una settimana che non scrivo sul mio diario, ma di certo non per mancanza di argomenti.
Dopo una breve, fugace e non molto produttiva visita all'Ospedale di Caimancito, di cui vi parlavo, sono tornato a Tucumán giovedì in tarda serata e da lì ho ripreso a cercare roba. O meglio: ci ho provato. Sì, perchè ho avuto dei giorni abbastanza morti fino ad oggi, giorno in cui finalmente stanno sortendo qualche effetto le mie spallate a quel "Muro di Gomma" che fino a ieri sembrava custodire un'incomprensibile inaccessibilità intorno ai documenti a me necessari.
Ci sto provando, e dalle crepe ogni tanto esce qualcosa di buono.
Questo è un primo punto per spiegare il titolo di oggi: il tempo non mi manca, ma il lavoro non è una passeggiata. Spero di starci dentro.

Ma c'è di più.
Anche perchè quanto detto vale per venerdì scorso, lunedì, ieri e oggi.
Come in tutto il mondo umanizzato, anche in Argentina infatti il weekend gli uffici sono chiusi, e la gente si fa i cazzi propri. Per carità.
E chi dice nulla.
No, nessun problema, senonchè anch'io ho dovuto fare altrettanto. È incredibile quanto un weekend possa essere lungo. Normale perciò che uno, specie se da solo e incline al pensiero fra sè e sè (come lo sono io) inizi a chiedersi: "...e se poi..."
Ancora non so dirmi cosa mi abbia veramente spinto a chiamarla, dato che come detto non avevo voglia di fare il cafone e provarci. Allora perchè?
Sta di fatto che l'ho chiamata. Istinto naturale di non-sopravvivenza, presumo. Del tipo facciamoci male da soli. E invece no. Iniziamo a vederci ogni giorno, e la sera si esce. Una volta festa con musica e ballo, un'altra teatro, un'altra cinema (sempre rigorosamente di nicchia). Mi diverto.
Sei in gamba, ragazza. Con mia grande sorpresa (e senza provarci io per primo!) scopro di piacerle anch'io, e così ci spingiamo... un po' più in là.
Bene così. Non chiedo di meglio.
Anche questo aspetto, però corre ad infoltire le motivazioni del titolo, ed in particolare quella parte "e io no". Nel senso che probabilmente 'sto weekend dovrò pure tornare a Baires (dove manco esattamente oggi da due settimane! - già stanno manifestando per me in Plaza de Mayo al grido di "Basta Desaparecidos... Assassini... Liberatelo"), e tutto sommato non è che faccia i salti di gioia al pensiero di andarmene da qui, anche per la questione legata a lei... Insomma: sommando tutto quanto, in generale stavo iniziando a stare bene.

Vedremo che accadrà... comunque credo di doverci tornare in ogni caso, a Tucumán, visto che González sta qui, ed è lui quello che mi aiuta di più. E questo è un pensiero incoraggiante.
Non sto a parlare dei dettagli con Dolores, soprattutto perchè mettere tutto sul web mi sembra una gran vaccata. Mi limiterò a condividere con voi un punto che ieri mi ha fatto riflettere a caratteri molto generali sull'universo...
Dopo una serata definibile come "perfetta" passo, o meglio passiamo tutti e due il giorno successivo a mo' di zombie e pensando solo che vorremmo dormire un po'... Solo che non ce n'era il tempo. Ognuno aveva le sue cose da fare, e così quando ci ritroviamo la sera siamo tutti e due un po' scarichi (e io anche nervoso). Non che sia stato male, però facciamo solo un giro, vediamo un cortometraggio, mangiamo e ci salutiamo.
Vi spiego cos'è che mi irrita. Perchè quando nella vita ci capita qualche scampolo di... perfezione subito dopo (o il giorno successivo) invece di continuare succedono solo cose poco significative o stimolanti? Ora parlo in generale, eh.. ripeto: non è successa nessuna tragedia riguardo a me o a lei. Già sto parlando in astratto, e quindi non fatevi dei brutti viaggi sulla mia vita sentimentale.
Tornando a noi voglio dire: in un film dopo la scena-madre-di-tutte-le-scene di norma si taglia e si cambia ambientazione, oppure scorrono i titoli di coda. Perchè nella realtà uno di deve sorbire la palla della stanchezza, del fancazzismo, delle pare del giorno dopo, del ritorno alla normalità? Non mi va. Insomma...chi è il regista del film della realtà? -Per favore non ditemi Muccino- Chiunque sia non ha un minimo di senso dello spettacolo.
O meglio. Ce l'ha. Però dopo una buona idea tende a rovinare tutto aggiungendo una scena che non c'entra una Eva.
Non mi spiego? Vi faccio un altro esempio.
Prendete un'orchestra sinfonica, intenta ad eseguire l'opera più bella del mondo, diretta dal maestro più bravo del mondo nel teatro più bello del mondo. In un film tutto scorrerebbe bene, e dopo l'ultima nota il pubblico applaudirebbe estasiato il lungo e meritevole spettacolo.
Volete sapere cosa succederebbe nella vita vera secondo me? Dopo l'ultima nota della meravigliosa melodia, giusto prima degli applausi, un pirla si alza dalla platea e urlando aggiunge un "Zan-Zan!", rovinando tutto.
Ma stai zitto coglione, che era bellissima così!!

Questo voglio dire: che nella realtà con la perfezione uno non ci si può... riempire lo stomaco. Al massimo, se hai culo, te ne viene concesso un assaggio, dopodiché sta a te fartelo bastare.

Almeno per un po'.
Io mi incazzo come una mina, e tuttora voglio credere di sbagliarmi in questa mia divagazione filosofica. Spero, e nel frattempo vado avanti.


Chi di voi ha idee in merito a questa storia me lo faccia pure sapere.
Chiamare ore pasti.