Non mi troverete mai

* Blog in fase di aggiornamento... scusate il disordine (e la presenza di alcuni post...ancora vuoti!)

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Sono sempre stato un curioso, un bastiancontrario e un rompicoglioni. Quando verso gli otto anni gli altri bambini iniziavano a dubitare dell'esistenza di Babbo Natale, io ero talmente più avanti da essere scettico sul fatto che potessero esistere "i genitori". Fossi nato nel '500 probabilmente sarei stato un esploratore, o un navigatore, o anche solo un mozzo o un vagabondo. Fossi nato in un futuro tipo Star Wars sarei stato una specie di Han Solo o, alle brutte, un Wookie poco peloso. Sfortunatamente sono cresciuto in un'Italia dilaniata da Vespa, dalla De Filippi, da Pippo Inzaghi. Ma sto cercando di uscirne. Ogniqualvolta l'avventura tornerà a fare visita alla mia vita, questo blog avrà qualcosa da dire. Forse.

giovedì 28 agosto 2008

Scacciachiodi?

Feodosiya, Crimea (Ucraina).
Siedo al tavolino sotto il palco, birra alla mano e paglia in bocca (cappellaccio d'ordinanza e giacca del Capitano Nemo ovviamente sono un must).
Non contradditemi, assecondatemi. (MarollaCit.)
La discoteca Vodnij Mir (trad. "Mondo Acquatico") è di recente diventata la mia seconda casa, qui in città.
Bel posticino all'aperto, uno dei più frequentati, e giusto in riva al mare.
Da molti anni ormai non sono più un discotecaro, e vi assicuro che le cose per me non sono cambiate nemmeno qui.
Sono però entrato in questa routine nottambula dopo che, per una serie di coincidenze davvero imperscrutabili, sono diventato:
1) conoscente di Samir, Faysal, Adhil e gli altri grebi del "reparto-narghilé" del locale.
2) amico delle ragazze del corpo (e che corpo) di ballo "Black Charme", che si esibisce qui ogni sera.
3) "particolarmente" amico di Lera, pure ballerina ed anche lei, o mondo minuscolo, di Dnipropetrovs'k. Un po' stronzetta, forse, ma nel complesso niente male.
Tra poco inizierà il suo numero, e io già me la rido qui al tavolino guardando tutti gli arrapati a bordo pista.
La particolarità di questi show è che, dopo che gli altri ballerini hanno fatto un paio di coreografie, il vocalist annuncia il numero di Lera.
E come numerillo non c'è male, di solito: salta l'uomo facile e -tra veroniche, finte di corpo e certe spaccate che neanche Supermarco Delvecchio nei derby- alla fine ci piazza il topless.
Niente di scabroso, ma tutti sbavano di brutto.
Io, comprensibilmente, no.
Da vero e proprio Gallo sulla Monnezza mantengo il mio aplomb e, a Dio piacendo, fumo lippicamente pregustando il dopopartita.
A casa mia.
Uno scacciachiodi di lusso per le mie recentemente frustrate velleità sentimentali?
Rimango scettico in proposito, ma se non altro prendo quello che mi viene e non faccio domande se non voglio bugie. (Forever-Giammy Cit.)
Che strane sensazioni... E che strano il mio "mondo" qui in Crimea.
Come ci sono arrivato, spesso me lo chiedo pure io.

Tutto iniziò con un kebab.
E prima ancora, con Jordi lo spagnolo (ricordate?) che era con me a Kyzyl durante l'indimenticabile (e chi se la scorda?) notte dei lunghi coltelli, e passatemi la citazione da Terzo Reich.
Jordi dopo il Khoomei se n'era andato con Lena e Marco al Rainbow Festival nell'Altai, mentre io iniziavo a lavorare in Ucraina. Siccome aveva in piano pure lui di scendere in Crimea in tempi più o meno coincidenti coi miei, ci eravamo già messi d'accordo per telefono di trovarci giù a Sebastopoli (Devastopoli, per gli amici) per qualche in giorno in compagnia.
Da Dnipro arrivarci è semplice: innanzitutto bisogna arrivare a Simferopoli, nel centro della penisola.
Poi prendi la Tangentopoli-Paperopoli ed esci all'altezza di Topolinia Nord.
E va bene. Sono in vena di cazzate. In effetti tutte queste città che finiscono in "-opoli" mi mettono il buonumore.
Arrivo a Sebastopoli la mattina del 19. Passano a prendermi in stazione con una macchina a nolo Jose e Juan, compagni di viaggio di Jordi, rispettivamente di trentotto e venticinque anni ed accomunati da un solo, ossessivo chiodo fisso.
Arriviamo all'appartamento dove Jordi mi aspetta in muta
nde, più magro che mai. Anche lui ad ingassamento non scherza: trentotto anni, vive come un ventenne: lupo solitario, sempre di corsa da un paese all'altro per lavoro o per diletto (in letto...?), credo non se la passi male.
La sera usciamo, ed ho così modo di osservare la pertinacia iberica nel tacchinare (vedi fig.): non per fare il criticone, ma ci hanno la delicatezza ed il savoir faire di una baleniera norvegese.
Sono di gran lunga il più mansueto del gruppo: tiro un po' i remi in barca, che non ho moltissima voglia di fare il cretino, e
penso piuttosto a rilassarmi.
Però mi godo lo... spettacolo, guardando gli spagnoli sparare a vista sui civili, indistintamente: siano esse super-topone oppure (rari) cetacei in libera uscita. Risultati discutibili, ma io me la rido, e un po' li capisco: in effetti la discotecara media ucraina vanta il telaio della Kournikova e la sobrietà di Eltsin.
Perderebbero la testa in tanti, qui.
E poi pare valere quell'inspiegabile legge non scritta per cui "quelle cesse la sera se ne stanno quasi tutte a casa."
A proposito di uscite, giriamo un po' con la macchina e vediamo posti molto carini, come Alupka e la celeberrima Yalta...
Ma anche gli spagnoli sono di passaggio, ed il 21 da Sebastopoli è già tempo di sbaraccare: devo quindi inventarmi qualche altro posto dove passare i miei giorni. Meglio se in economia.
E qui inizia la mia rocambolesca concatenazione di contingenze favorevoli.

- Botta di culo numero A:
La sera del 20, mentre torniamo in macchina da Yalta a Sebastopoli, mi mandano un messaggio Anya e Vika, le coordinatrici del mio ultimo progetto a Krynychky (vedi post prececente). Credevo se ne andassero in vacanza in Turchia, ed invece no.
"Se voglio" mi aspettano a Feodosiya dove hanno posto in una stanza-bazza, tipo centro vacanze soviet-style per quelli che lavorano per le ferrovie (le loro famiglie, nella fattispecie), a un prezzo stracciato.
Voglio sì, voglio... salutati gli spagnoli (che pure loro lasciano Sebastopoli), prendo il primo bus e la sera del 21 sono già dalle ragazze.
Il programma iniziale è di restare con loro almeno fino al 27 agosto, quando torneranno a Dnipro. Poi vedrò anch'io di tornare in Russia, compatibilmente col conto dei giorni che mi rimangono sul visto, per finire a Voronezh i reports per il mio progetto EVS.
A Feodosiya intanto si va al mare; mare che merita parecchio anche se di solito la vita da spiaggia, se non modero le dosi, dopo un po' mi scoppia in testa.
Ma qui l'acqua è pulita, calda, poco salata... e soprattutto non c'è solo sabbia!
Ed esempio, dopo un'escursione con le ragazze alla (splendida) fortezza di Sudak, restiamo là a dormire in spiaggia cosi' il mattino seguente siamo gia' di strada per Novij Svet, dove ci stanno certe spiaggette rocciose come piacciono a me.
La cosa curiosa, però, era successa la sera prima, venerdì 22.
Si va tutti al Vodnij Mir (per la prima volta). I ballerini fanno i loro show, e Anya mi fa: "Zhanna, la bionda, la conosco... è di Dnipro
pure lei ed abbiamo fatto un corso di inglese insieme."
Un Mi Cojoni mi sale dal profondo.
Poi, però, verso le tre, usciti dal locale ancora mizzi di sapone (gli "schiuma-party" li fanno pure qui), addocchio una kebabberia di arabi che attrae il mio appetito notturno. Ordino.

- Botta di culo numero B:

Solo una volta seduti, i miei bradipici riflessi realizzano che al tavolo di fianco stanno mangiando quattro ballerine, tutte belle, tra cui anche la conoscente di Anya.
E Anya subito le attacca gancio.
Straordinarie Anya e Vika: le ho ben presto ribattezzate le mie "Franci's Angels"...
Dove le trovi due coordinatrici che ti invitano al mare in stanza con loro, ti trovano i biglietti per i trasporti e la sera ti fanno pure gli... assist?
Entro di prepotenza nel discorso, e subito le ragazze iniziano a parlare, prendendo d'assalto il mio pacchetto di sigarette.
Delle quattro, solo Lera guarda e sorride, senza parlare. Avrà modo di rifarsi in seguito, eccome.

Anche perchè - Botta di culo numero C: (ossia Botta di culo Suprema) - come detto sopra, il 27 Anya e Vika sono dovute tornare a casa, lasciandomi solo soletto nella stanza per i giorni seguenti... e come direbbe il sempiterno Guzzanti: "Faccio un po' quello che mi pare. Nella Casa delle Libertà." (Cit.)
Già. Credo proprio che mi tratterrò qualche giorno ancora in questo pazzo "mondo"...
In fondo sono pur sempre le mie vacanze.
Così trascorro i miei giorni qui, tra un bagno ed una serata al locale; tra una corsa mattutina ed un narghilé.
Son tranquillo, son contento,
Specie quando tira il vento.

Sto sereno, corro e impazzo,

Specie quando tira il... vento.*
(*La rima, qui, proprio non mi viene)

sabato 16 agosto 2008

Della volta in cui svegliai il gallo

2 agosto.
Petropavlovsk, Kazakhstan.
Guardo il mondo da un oblò (e mi annoio un po').
Devo riconoscere che sorbirsi la Transiberiana da soli è una bella scopazza.

Ogni tanto due chiacchiere coi miei vicini (che cambiano in continuazione) le faccio, ma all'andata (Mosca-Abakan) di sicuro era stata un'altra musica... proprio letteralmente parlando, considerata la mancanza della logorrea galoppante di Lena, che al momento, finito il Khoomei, è in vacanza sui monti dell'Altai con Jordi e Marco.
Per me le vacanze dovranno attendere ancora un po', e nemmeno potrò spenderle in Russia, visto che sul visto (perdonate la cacofonia) ho rimasto pochi giorni, come direbbero a Faenza.
Si va in Ucraina, dunque.
Tutti sapete che avrei voluto restare in Siberia e che la mia mente è fissa a Krasnoyarsk ma, se voglio tirare a settembre e chiudere il progetto a Voronezh, un mesetto fuori dalla Federazione me lo devo fare.
Ucraina, dunque.
Grazie alla nuova, meravigliosa legge del 2008 sull'immigrazione (*posteriore alla stesura ed approvazione del mio progetto, tra l'altro!) i consolati, le ambasciate russe e tutti gli uffici cagavisti hanno improvvisamente stretto le chiappe.
Grazie Medvedev, figlio di Putin che non sei altro...
In Ucraina, peraltro, quello che sarebbe stato il mio sesto festival è stato cancellato e così Alternative-V, l'ONG locale con cui Passage Zebra ha preso contatti per me, ha dovuto ripiegare su un progetto di ristrutturazione di una tenuta destinata all'eco-turismo. Non male, via... vedremo.

Per adesso sto attraversando la Gloriosa Nazione del Kazakhstan, per dirla con Sasha Baron Cohen, e se date un'occhiata al mappamondo vi rendete conto che per arrivare prima a Voronezh, e poi a Kharkiv (Ucraina) ci manca ancora una vita e mezza.
Sarò infatti a destinazione a Dnipropetrovs'k (città impronunciabile ma promettente) solo il 5 agosto (auguri Ale, a proposito... e tieni duro!).
Via così.
Adesso smetto di scrivere sulla mia stilosissima Moleskine nera (la usava anche Hemingway, sapete?), perchè per radio nel vagone stanno passando Brothers in Arms dei Dire Straits, e credo sia il caso di gasarsi un attimo.

Putya strilla forte, gran figlio di mignotta...
16 agosto.
Sono a Krynychky (Ucraina), a quaranta minuti da Dnipropetrovs'k, e Putya è forse il gallo più grosso che abbia mai visto.
Se lo vedessero il Gian e Denis lo rapirebbero all'istante, attenendosi alle direttive vigenti del Gallina Grassa Connection (GGC).
E non vi dico che cosa gli potrebbe fare Bito...(*Glisso sulle inclinazioni ornitofile del Bettoli, rimandandovi su Facebook all'apposito gruppo GGC, dove potete inoltrare domanda d'ammissione e saperne di più).
Putya è grasso, impettito (al confronto Fabio Capello sembra un lombrico strisciante...) e, forte del suo status innegabile di Gallo nel Pollaio, canta incazzatissimo la mattina alle sei e mezza, puntuale.
Mi chiedo che succede quando cambiano l'ora legale: anche il Pingue Razzolatore si aggiornerà in automatico? Mah.
Li mortacci, amico pennuto... Se ti prendo ti abbasso quella cresta.
Ma ogniqualvolta mi avvicino, l'infingardo galliforme gira gli speroni e cambia aria. Marrano. Avrò la mia vendetta, in questa vita o nell'altra.
L'altro giorno ci sono andato vicino: potevo pure contare sull'effetto-sorpresa, dato che... mi sono svegliato prima di lui, in preda ai miei pensieri.

Tanti pensieri, credetemi.
Di fatto, riprendo a scrivere solo oggi perchè alle volte le palle girano così forte che cercare di rimettere insieme i pezzi un discorso pescandoli da dentro, come faccio sempre, può essere tutt'altro che piacevole: somiglia piuttosto a quelle situazioni in cui ti sei preso una bellissima sbronza la sera prima ma poi ti tocca raccogliere i vetri rotti sul pavimento sporco.
Ho da poco scoperto che tornare in Siberia a settembre per stare qualche giorno con chi so io è definitivamente impraticabile: settecento euri per un'andata+ritorno Mosca-Krasnoyarsk (di treno economico non se ne parla neppure dato che non avrei abbastanza giorni-Russia grazie alla merdosissima questione del visto).
Momenti del cazzo, dunque.
Sapete bene come sono, e che più non riesco ad ottenere una cosa, più non riesco a smettere di pensarci.
E dover dire a se stessi di mettersi il cuore in pace non è esattamente come mettere a cuccia il cane. Casomai, somiglia di più a... un elefante, per riprendere il nostro vecchio discorso.
Il mio inseparabile pachiderma (vedi fig.) è tornato, dunque.
Mi aveva concesso un mese abbondante di tregua, ma ora rieccolo, preciso come la scadenza del bollo.
Peccato perchè, di fatto, qui la compagnia è gradevole: si lavora duro ma i frutti del nostro operato in questa tenuta di campagna si vedono già parecchio. I giorni passati ho lavorato con entusiasmo e, almeno fino alla dolorosa scoperta di cui sopra, mi sono goduto i ragazzi, che sono ottimi. Siamo in tanti qui tra me, volontari di corto termine e lavoratori locali (devo dire abbastanza stakanovisti).

Passo indietro. Come dicevo, sono arrivato il cinque, un paio di giorni in ritardo, ed al mio arrivo ho fatto abbastanza... "sciasso".
Gli altri stavano tutti cenando sotto il vigneto, ed io (sapete, dopo cinque giorni di viaggio...) mi sono presentato in modo abbastanza pittoresco: zaino imbarazzante, coppola beige, blusa da marinaio (o maglietta stupida... non ricordo), barba lungherrima alla menefregacazzi e giacca di pelle verde orientale rigorosamente comprata a Kyzyl.
Ripensandoci, sembravo appena uscito dalla matita di Hugo Pratt. Se non altro non passavo inosservato.
Il giorno dopo inizio pure io a ristrutturare la tenuta.
Il progetto è bello: lavoriamo alla piscina, al giardino, alle dépendances.
E poi gli altri sono forti: un inglese (uguale a Di Canio ma meno nazista), un catalano, due spagnole, una polacca, un turco, un russo, una russa, due ucraini, una franco-tedesca più le due coordinatrici ucraine dell'ONG di Dnipro, Anya e Viktoriya (mica brutte, tra l'altro).
Lavoriamo molto e, pure qui, sebbene sia un progetto diverso dai miei festival russi, svolgo la mia funzione di propaganda del volontariato e rapporti coi media.
Ed eccomi dunque di nuovo sul giornale, con la mia faccia da culo e la mia blusa da Corto Maltese.
Per di più sono l'unico che si fa capire in "lingua originale" con tutti quanti, locali e volontari (se eccettuiamo il turco e la polacca, con cui l'inglese è d'obbligo)...
A volte "cambiare il chip" da una lingua all'altra produce effetti esilaranti, ma mi ci sto abituando e dà pure una certa soddisfazione.
Anche il capoccia, panciuto imprenditorazzo ebreo di Dnipropetrovs'k (eh sì, Ste... a volte la ciclicità della vita ancora mi sorprende...), mi usa come tramite e canale preferenziale per le istruzioni sul da farsi.
Insomma, sono abbastanza contento.
Perfino il borioso/laborioso Putya è diventato mio amico, ed ultimamente razzoliamo spesso insieme sulla terra nera e ricchissima di questa regione, starnazzando del più e del meno.
Solo una macchia.

Una spina nel petto...
Una mosca nel piatto...
Un ricordo che fa male...
Un elefante sulle scale.

Cerchiamo di guardare avanti. Dopodomani, a progetto finito, inizierò le mie vacanze in Crimea, sul Mar Nero.
Evitiamo facili riferimenti mogolbattistici, del tipo Mareneromareneromarené...
Stavolta ho davvero bisogno di qualcosa di "chiaro e trasparente".
Come me?