Il piacere è stato mio
Ultime ore.
Ci siamo. Meno zero.
A dire la verità non so nemmeno io bene che scrivere. In questi momenti uno non sa mai cosa scrivere.
Tra il tutto e il niente, per una buona conclusione forse è meglio optare per la seconda opzione, altrimenti va a finire che mi perdo.
Smaltita parzialmente la sbornia adrenalinica post-cetaceica (cosa sto dicendo?), lascio Puerto Madryn e saluto il buon Andreas, davvero un ragazzo come si deve. Pullman. Aridaje.
16-17 ore pause incluse e sono di nuovo a Baires. Appartamento deserto. Tutti via, vai a sapere dove..mah.
Lascio un messaggio di saluto sul tavolo e inizio con la valigia.
Controllo che all'aeroporto sia tutto ok col mio volo, dopodiché faccio qualche compera dell'ultimo minuto.
Sensazioni strane, ma non potrebbe essere altrimenti. Chiamo i ragazzi della capitale con cui ero già uscito altre volte, e dopo l'ultima bistecca stagionale ci troviamo di nuovo per l'ultima volta a casa di Albano, a Boedo.
'Sti ragazzi mi hanno preso in simpatia, e gli dispiace che me ne vada. La cosa vale anche per me. Con loro in effetti mi diverto sempre.
Ma al di là di questo, lasciare un paese dopo quasi tre mesi non è come tornare dalle vacanze.
Le due cose non stanno sullo stesso livello, anzi non gareggiano nemmeno nello stesso campionato, anzi forse non fanno nemmeno parte dello stesso sport!
Ero già stato lontano da casa per un periodo del genere, perciò già sapevo di questa sensazione.
Quando poi tornato a casa ripensi a queste esperienze, ti sembra che sulla linea del tempo della tua vita a un certo punto ci sia un'interruzione, con attaccato un post-it giallo in cui è raccontata una storia che sì sei tu ad aver vissuto, ma è come se non appartenesse alla tua vita normale. È come un pezzetto di un'altra vita che tu hai vissuto "coprendo" quella che sarebbe stata la tua vita "italiana" in QUEI 3 mesi... (che pertanto non conoscerai mai perchè non è mai esistita in quel lasso di tempo!)
Poi, finito il racconto sul post-it, la vita normale riprende come niente fosse, e tu torni ad essere il solito.
Più o meno, certo. Perchè qualcosa di quella vita continuerà a fare parte del tuo modo di agire e pensare, se Dio vuole. Tornando in Italia sento di conoscere un sacco di cose di me stesso che prima di partire ignoravo oppure di cui non ero troppo sicuro. Stare qua mi ha dato risposte su quello che riesco a fare meglio o peggio, oppure riguardo a qualche mio limite che credo fosse bene conoscere, e al tempo stesso in merito a qualche risorsa che ignoravo di possedere, e su cui ora sono felice di poter contare.
Questo è il motivo per cui vale la pena fare questo tipo di cose. Quello che ti resta dopo, sperando che gli scherzi della memoria te ne lascino abbastanza da ricordare. Sì perchè proprio come si racconta nei libri di storia, gli uomini tendono a dimenticare molte cose (belle e brutte) che invece mai dovrebbero scordare.
E allora in questo momento mi sento particolarmente bisognoso di... memoria, dote che non mi è mai difettata, peraltro.
Primo, perchè ho una tesi da scrivere, al mio ritorno. Spero di riprendere al meglio tutte le idee valide che ho avuto studiando quaggiù, e che nessuna di esse vada perduta.
Secondo, perchè non voglio che la tesi sia l'unica cosa che l'Argentina mi lasci in eredità.
Mi piace al contrario pensare che con questo paese, forse, non ho per nulla "chiuso"... ma anzi, magari "ho appena cominciato". Perchè in fondo in fondo per conoscerlo veramente ci sono ancora esperienze che vorrei fare, e per di più ho pure qualche persona quaggiù che un domani sono certo vorrò rivedere.
E allora guai a dire addio.
Basta un: "Arrivederci, Argentina:
Il piacere è stato mio".
