L'elefante sulle scale


Troppo veloce. Come al solito.
Inizio a scrivere di getto tutto quello che penso, e finisce che non si capisce una favazza.
Immancabile passo indietro, alla Tarantino. (inizio a prenderci gusto, ormai!)
Lasciamo il camping del festival mercoledì 18 dopo aver sbaraccato.

I butei mi mancano. Ci mancano. Ci mancheranno. Ci mancherebbe.
Mi infilo in una macchina diretta da Yukhnov a Mosca con Gabi e Lenićka, che nel frattempo sono diventate mie buone amiche, a colpi di intime confidenze ed estemporanei limoni a tradimento (rispettivamente).
Una macchina davvero stipatissima di gente e bagagli, e tutti i butei da fuori scoppiano a ridere quando salutandoci mi vedono mimare e canticchiare il jingle del "Tetris", cercando di salire sulla zingarissima autovettura... ci entro giusto giusto. Pure Brad sfumazza e ride svarionato.
Con un tempo degno di Silverstone (corredato di "mancetta" al compiacente poliziotto di turno, lungo una strada dai limiti troppo bassi) arriviamo a Mosca, dove dovremmo restare fino alla domenica mattina per stilare il report sul concerto, e per il sito web. In teoria.
In pratica, buttiamo giù solo il "canovaccio" che poi ognuno finirà da sè, perchè le ragazze non ne hanno cazzi di scrivere. Si vogliono godere la città. Mi adeguo.
Anzi, strafaccio. Dico ad Elena che tornerò a Voronezh un giorno dopo di lei perche' "domenica sera Italia-Spagna me la voglio guardare con Xiscu" (Francesc, l'architetto catalano conosciuto al festival), che è a Mosca pure lui. È veramente un grande, e i miei giorni a Mosca passano tra relax e delirio, con alcune perle tipo "Ey, como es que ahora que estan las chicas hablas ruso!?" (XiscuCit.)
Virtuosismi della necessità.
Ri-balzo in avanti di due giorni (scusate). In ufficio a Voronezh, ancora slegnato dalle ultime batoste moscovite e dal viaggio in bus (otto ore), scrivo comunque un buon rapporto e ribecco amichetti & amichette voronesi (dubito che si dica così ma va bè)... ma la mia testa à rimasta LÀ, a domenica scorsa.

Il tipo della cassa non capisce bene quello che voglio. Di fianco a me, pure lei in attesa, una ragazza di una bellezza quasi irritante osserva la drammatica trattativa italorussa dipanarsi.
E decide di aiutarmi. Mi guardo attorno, in cerca di qualche telecamera nascosta.
Nessuna candid, parrebbe. La ringrazio e la invito per un caffè di sdebitamento. Mi dà il numero al primo tentativo, e il pomeriggio mi chiama addirittura lei. Cerco sempre la candid camera, ma non c'è.

La stessa notte l'Italia vola pure fuori dall'Europeo (Donadoni, va à zugà a dàma... - RikiCit.), ma nel mentre come dire... ehm... il mio cordoglio durava poco (AutoCit.).
La telecamera nascosta manco la cerco più.
Dai, Xiscu... scusami per il bidone, niente di personale... ma tu al mio posto che avresti fatto? Consolati con la semifinale contro Madre Russia, và! Xiscu capisce e ride.

Mosca e' pazza. Meglio adeguarsi.
E quindi rieccomi anticipatamente a Mosca, nel caso fosse possibile rivederla (ma è fuori città coi suoi, Diàlo Càn).
Divento nervoso, fumo sigarette amare (Cit.), conscio che difficilmente la ritroverò.
L'elefante è sempre lì, sulla rampa delle mie scale. E devo spingerlo.
I'm looking for answers from the great beyond...
Oggi ho anche dovuto spostare il mio

Colpa mia.
Vivo su questo pianeta da un quarto di secolo e conosco le leggi di Murphy.
Se una cosa ha la possibilità di andare male, lo farà.
Così vado in giro, e visto che voglio controllare la posta faccio per tornare (inguaribile romantico) allo stesso internet point dove l'ho incontrata. Chiuso.
È quello che mi dice un sinistro figuro trasudante ottusità e limiti culturali.
"Quando riapre?" oso chiedere.
"Tra due anni. Restauro del palazzo."
Over my shoulder a piano falls
Crashing to the ground...

E ci ho pure venti chili sulle spalle.
La smetto con le romanticherie ed esplodo in una risata violenta e solitaria.
Rido solo, come i matti, e con lo zaino sempre più a forma di elefante mi appresto ad ammazzare il tempo altrove, e a chiudere questa mia ulteriore parentesi a Mosca, che domani devo andare in Siberia a scrivere pagine diverse.
Il culone del proboscidato pachiderma è sempre lì.
Davanti a me.
Sulle mie scale.
E allora, caro Michael Stipe fammi su le maniche, che ricomincio a spingere.
I'm pushing an elephant up the stairs
I'm tossing up punchlines that were never there
Over my shoulder a piano falls
Crashing to the ground...
I'm breaking through
I'm bending spoons
I'm keeping flowers in full bloom
I'm looking for answers from the great,
Answers from the great,
Answers.